Senza posto letto uno studente su tre

C’è una voce che ad ogni nuovo esecutivo cerca di farsi ascoltare ma si perde, immancabilmente, tra le stanze vuote dei palazzi di governo: quella degli studenti sugli alloggi universitari. Ormai una macchia indelebile nel sistema universitario italiano se pensiamo che lo scorso anno (Almalaurea) solo il 2% degli iscritti complessivi negli atenei italiani ha ottenuto un alloggio all’interno di una residenza o colleggio universitario. Che l’offerta sia assolutamente insufficiente a coprire la domanda lo conferma anche un altro dato: il tasso di accoglimento delle richieste da parte degli aventi diritto si ferma al 63,5 per cento. Cifre allarmanti in un Paese che presenta un tasso di mobilità per ragioni di studio così elevato (su cui si veda altro articolo in pagina) e che non si è ancora liberato del fenomeno affitti in nero ai fuori sede.
Secondo le ultime rilevazioni del Miur relative all’anno accademico 2017/2018, a fronte di 1,8 milioni di iscritti all’università o agli istituti di Alta formazione artistica musicale e coreutica (Afam), le domande di alloggio arrivate agli enti regionali per il diritto allo studio sono state 75.775. Laddove le disponibilità di posti lungo l’intera Penisola – tra residenze e collegi universitari – si sono fermate a 48.143 (pari come detto al 63,5% delle richieste). Di fatto più di uno studente su tre vede rigettata la sua domanda per assenza di alloggi, benchè ne possa usufruire. E il trend non lascia ben sperare visto che l’anno prima i posti erano 48.868, inclusi però i 1.950 gestiti direttamente degli atenei (un dato che per il 2017/2018 non è ancora disponibile). Ma a complicare lo scenario interviene, come spesso accade quando si parla di istruzione nel nostro Paese, un’articolazione territoriale del problema che varia di regione e regione. Visto che si passa dai posti superiori alle domande di Veneto, Campania e Basilicata agli scoperti del 55% nel Lazio e nelle Marche e del 47% in Calabria.

Di edilizia universitaria si è tornato a parlare di recente grazie alla recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di due “decreti piano” del Miur, entrambi in attuazione del IV bando risalente al 2016. Il primo (Dm 852/2018) prevede il cofinanziamento statale per 13 interventi di efficientamento e/o miglioramento energetico su residenze universitarie già esistenti per un importo complessivo di 5,5 milioni. Il secondo (Dm 853/2018) ammette invece al finanziamento 80 progetti di ristrutturazione, nuova costruzione o ampliamento di residenze universitarie. Di questi, 35 possono godere dell’immediata assegnazione del cofinanziamento statale per un totale di 131,1 milioni. Laddove gli altri 45 sono stati ammessi “con riserva” in attesa che siano reperite le risorse necessarie. Che, come spiegano da viale Trastevere, dovrebbero arrivare dai 200 milioni aggiuntivi provenienti dal “Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese” previsto dalla legge di bilancio 2018.
Ma gli studenti sono ancora scettici. Anche riguardo ai ritardi dei decreti rispetto al bando. La situazione è grave. Le famiglie, in un periodo di congiuntura economica come quello che sta vivendo l’Italia. sono costrette a pagare affitti rincarati dalla necessità degli studenti di trovare un alloggio consono alla distanza per le sedi universitarie. Senza contare dei ragazzi e ragazze che spesso un alloggio non possono permetterselo neanche con la borsa di studio. Una situazione a suo tempo denunciata dal Consiglio nazionale degli studenti universitari nel tradizionale rapporto sulla condizione studentesca rimasta però inascoltata.

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