Sciopero generale, studenti in piazza: "Il governo non vuole ascoltarci"

People wave Italian General Confederation of Labour (CGIL) union flags as tourism industry workers gather during a rally of trade unions in downtown Rome on April 15, 2015. AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE (Photo credit should read FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Oggi anche gli studenti sono scesi in piazza nella giornata dello sciopero generale della scuola. In 25mila a Roma, 20mila a Milano, 15mila a Bari, 5mila a Cagliari, 10mila a Palermo e 5mila a Catania, tutti in piazza per dimostrare una comune contrarietà al ddl scuola del Governo Renzi, promuovendo gli spezzoni sociali “La scuola e la democrazia sono #nellenostremani”
 
“Renzi ha trovato non solo studenti, genitori, insegnati, personale ATA, ma tutta la cittadinanza unita contro il ddl scuola” – dichiara al Corriere dell’Università Danilo Lampis, Coordinatore Nazionale Unione degli Studenti – “Questo ddl propone un modello di scuola autoritario, succube dei privati, che legittima le disuguaglianze invece che abbatterle. A nostro avviso rispecchia l’idea di Paese propria del Governo e ripropone lo svilimento della democrazia che abbiamo visto concretizzarsi sempre più in questi mesi, ponendo il ricatto dei tempi e delle assunzioni per impedire una puntuale discussione della riforma e proponendo deleghe in bianco sui temi più fondamentali.”
“Il Governo rifiuta l’ascolto – continua Lampis – e propone una scuola totalmente contraria alle proposte dell‘AltraScuola, scritte dagli studenti negli ultimi mesi. Siamo scesi in piazza per chiedere il ritiro del ddl, poichè basato su principi di competizione, svendita della scuola pubblica e disuguaglianza, e proponiamo altre priorità: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica. Se il Governo non ci ascolterà continueremo a mobilitarci: boicotteremo i test Invalsi il 12 maggio e lotteremo congiuntamente agli insegnanti per bloccare gli scrutini.”
“Anche gli studenti universitari ed i tieffini sono in piazza oggi” – afferma Alberto Campailla, portavoce di Link Coordinamento Universitario – “Chiediamo un sistema lineare di accesso all’insegnamento ed abilitazione, mentre nel ddl “Buona Scuola” vi è solo una delega in bianco. Inoltre pensiamo che la riforma della scuola rispecchi le indiscrezioni che stanno emergendo sulla futura riforma dell’università: l’aumento della quota premiale fino al 30%, mettendo ulteriormente in competizione gli Atenei, e l’implementazione dello strumento del “Prestito d’Onore”. Ciò significa continuare a favorire le disuguaglianze e non capire nulla delle reali esigenze dell’università italiana. Come sulla scuola occorre ripartire dal diritto allo studio universale!”
“E’ necessario costruire una riscossa democratica a livello europeo che parta dalla gratuità dell’istruzione, dal reddito minimo, da un lavoro di qualità e pagato, dalla definizione di un modello di sviluppo fondato sulla giustizia ambientale, sulla democrazia dei territori, sulla rottura con le politiche di austerità” – conclude Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – “Il Governo non può pensare di compiere ulteriori forzature democratiche. Stiamo mobilitando non solo il mondo della conoscenza ma tutto il Paese a favore di un’idea nuova di scuola, democrazia e lavoro.”

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