All’inizio del suo mandato, il premier Matteo Renzi aveva promesso di visitare una scuola a settimana, ogni mercoledì, ma dopo le prime due visite e una terza a distanza di diverse settimane, l’impegno è venuto meno. Il perché, inevitabilmente legato alla riforma della scuola portata avanti con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, l’ex sindaco di Firenze lo spiega nel nuovo libro di Bruno Vespa, “Donne d’Italia”: “Mi aspettavo le contestazioni, ma mi ha colpito a livello personale il fatto che mie amiche insegnanti abbiano fatto sciopero senza conoscere la riforma”.
“Non ce l’avevamo con te, mi hanno detto, ma protestavamo per la scarsa attenzione alla scuola – prosegue Renzi – Scarsa attenzione? Più soldi alla scuola, più soldi ai professori, maggiore partecipazione. Noi dobbiamo ribaltare il senso di stanchezza dei nostri insegnanti, che quasi sempre sono davvero bravi. Certo, se un giorno vado in una scuola di Siracusa e succede l’inferno perché i bambini cantano una canzoncina… Da allora ho smesso di andare nelle scuole per una forma di rispetto istituzionale – prosegue il premier, che poi ammette – Ma è stato un errore, perché il rapporto diretto con questo mondo è indispensabile”.
Che sia l’anticipo di un ritorno agli incontri nelle scuole?
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