Psicologo a scuola, l’intervista al presidente dell’Ordine David Lazzari: “Può aiutare anche gli insegnanti sempre più gravati da nuovi compiti”

“Lo strumento attuativo è l’attivazione nuclei di psicologi scolastici sul territorio”

Maggiore presenza degli psicologi a scuola. Non solo per gli studenti e per attività “a sportello”, ma anche per supportare in maniera proattiva il benessere mentale di tutta la comunità scolastica, professori inclusi. Questi alcuni degli obiettivi del protocollo d’intesa siglato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, votato alla prevenzione delle forme di disagio psicologico e alla promozione del benessere degli alunni e delle loro famiglie, ma anche di docenti, dirigenti e personale scolastico. Ma, in concreto, in cosa si sostanzieranno queste azioni? Lo abbiamo chiesto a uno dei due firmatari del protocollo, il presidente dell’Ordine degli Psicologi David Lazzari.

Cosa cambierà nelle scuole dopo la firma del protocollo con il ministero?

“Ora come ora non cambierà nulla. l protocollo è solo l’avvio di un percorso che ha due obiettivi: prevenire i disagi psico-comportamentali di studentesse e studenti e potenziare i percorsi progettuali per l’acquisizione di competenze personali per la vita e alla promozione del benessere psico relazionale”.

Quali sono i punti principali dell’intesa?


“Il protocollo individua uno strumento e un percorso. Lo strumento attuativo è l’attivazione di nuclei – chiamati “presidi territoriali” – di psicologi scolastici. Vista l’organizzazione della scuola, con uffici scolastici provinciali e regionali, gli ex provveditorati per capirci, ritengo che la dimensione più funzionale sia quella provinciale. Il metodo di lavoro è, invece, quello della costituzione di un comitato unitario di Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi  e Ministero, per la messa a terra degli obiettivi”.

Cosa fa lo psicologo a scuola nella pratica?

“Ci potranno essere interventi di ascolto ma anche proattivi, a livello individuale e di gruppo. La sperimentazione del biennio 20-22 ha visto un’attività innovativa rispetto ai classici sportelli, a 360 gradi rispetto ai bisogni della scuola. Quando vado in giro trovo tanti ragazzi che chiedono in modo consapevole e maturo un aiuto e tanti genitori preoccupati. Se la politica vuole occuparsi di questo tema il protocollo è un’occasione che non deve essere sprecata e il Governo deve sostenere lo sforzo del ministro Valditara. Lo psicologo scolastico non si sostituisce a nessuna delle figure d’istituto ma svolge una consulenza di sistema, rivolta alle ragazze e ragazzi, ai docenti, al personale tutto e all’organizzazione. È un facilitatore di processi in un contesto chiamato oggi a svolgere un ruolo molto importante per lo sviluppo dei giovani.

Lo psicolo potrebbe aiutare anche i docenti?

“Secondo molti studenti, lo scarso feeling con la scuola dipende proprio da docenti poco empatici e da una organizzazione del sistema di valutazione o dello studio autonomo da burnout. D’altro canto, però, gli insegnanti li stiamo caricando di sempre nuovi compiti, si pensi ai tutor. È evidente che un aiuto, la possibilità di un confronto, è fondamentale anche per chi fa un lavoro così importante e delicato. Quando c’è stress la prima cosa è la chiusura, la perdita di empatia. Gli insegnanti non sono macchine, gli chiediamo di essere testimoni di umanità, ma allora dobbiamo trattarli come esseri umani”.

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