La professoressa e il record di bocciature: “Meglio essere odiata che promuovere gente impreparata”

professoressa

Dicono che uno studente abbia rifatto l’esame 43 volte. Dicono sia il “Cerbero” dell’Università di Messina. Sandra Lo Schiavo insegna Chimica Generale e inorganica al corso di Biologia Marina dell’Università dello Stretto, ed è una delle docenti più temute da parte degli studenti.

“Sono tutte invenzioni, gli esami sono trasparenti – commenta al Corriere della Sera. Io non sono mai da sola, c’è sempre una collega o anche due accanto a me”.

Molti, in pratica, non superano nemmeno il pre-esame: “Il 70 % si siede alla prova, dieci domande scritte su tutto il programma prima di fare l’orale. I compiti li conservo tutti: roba da mettersi le mani nei capelli”.

Sembra che anche gli stessi docenti della Facoltà l’abbiano invitata ad “addolcirsi”. Ma Lo Schiavo rimane sui suoi passi, anzi. Mostra le email e le lettere che le arrivano da tutta Italia. Un professore di Padova, ad esempio, le scrive: “Cara collega, ti capisco e ti invito a mantenere la linea di rigore”.

“Escono dalle Superiori totalmente impreparati. All’inizio del corso mi tocca spiegare anche i concetti più elementari – continua la professoressa Lo Schiavo. Per carità, molti sono anche in gamba, ragazzi intelligenti, che però non sanno studiare”.

“Io i miei ragazzi li conosco bene tutti, cerco di aiutarli, ad alcuni regalo anche i libri. È vero, negli ultimi tempi ho notato un calo di rendimento, e ho alleggerito il programma. Nei limiti del possibile faccio in modo che almeno possano arrivare a un 21”.

L’ultima sessione ha confermato il trend.: su dieci iscritti all’appello solamente tre si sono guadagnati l’accesso all’orale. “Non è cattiveria, ma non si può promuovere chi non conosce la nomenclatura, o un’equazione chimica. Come possono pretendere di diventare biologi marini? Come faranno a capire che cosa avviene negli oceani? Preferisco essere oriata che mandare sul mercato del lavoro gente impreparata”.

E non mancano, da parte di alcuni colleghi, le raccomandazioni di turno: “A volte capita di ricevere qualche segnalazione – racconta.. Niente di esplicito, un collega che si informa: “Come va quel ragazzo?” In modo che tu capisca…”

L’ultima considerazione, però, la professoressa Lo Schiavo la conserva per il ruolo dell’Università: “Ritengo di essere un dipendente pubblico che prova a fare bene il proprio dovere, faccio ricerca da sola, non ho un gruppo che possa aiutarmi a fare carriera. Una volta l’Università era un’industria culturale. Soprattutto al Sud, se si rinuncia a una preparazione adeguata che cosa rimane a un laureato?”.

 

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