Primi passi verso il multilinguismo in UE

Consapevolezza dell’importanza del multilinguismo da una parte e scarsa conoscenza effettiva delle lingue dall’altra, ecco i dati che emergono dai sondaggi europei sul multilinguismo e l’apprendimento delle lingue.

Consapevolezza dell’importanza del multilinguismo da una parte e scarsa conoscenza effettiva delle lingue dall’altra, ecco i dati che emergono dai sondaggi europei sul multilinguismo e l’apprendimento delle lingue.

Eurobarometro (sondaggio europeo per antonomasia,sulle posizioni dei cittadini su tematiche europee)  mostra che il 98% degli cittadini europei intervistati afferma che l’apprendimento delle lingue è positivo per i propri figli, tuttavia  uno studio separato della Commissione europea, la prima Indagine europea sulle competenze linguistiche (European Survey on Language Competences) evidenzia un netto divario tra le aspirazioni e la realtà.

Dai test eseguiti tra studenti e adolescenti in 14 paesi europei emerge che soltanto il 42% è competente nella prima lingua straniera e, soltanto il 25% nella seconda. Un numero significativo, il 14% nel caso della prima lingua straniera e il 20% nel caso della seconda, non raggiunge nemmeno il livello di base.

Androulla Vassiliou, Commissario europeo responsabile per l’istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, afferma: <L’indagine Eurobarometro indica che il multilinguismo e l’apprendimento delle lingue contano molto per i cittadini e di questo non possiamo che rallegrarci. Dobbiamo però fare di più per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue. Essere in grado di comunicare in una lingua straniera allarga gli orizzonti e apre porte; accresce l’occupabilità e, nel caso delle aziende, schiude un maggior numero di opportunità nel mercato unico>.

Dieci anni dopo la Dichiarazione di Barcellona del 2002, adottata dai capi di Stato e di Governo, in cui si sollecitava l’insegnamento di almeno due lingue straniere fin dall’infanzia, i cittadini europei sono pienamente consapevoli dei vantaggi del multilinguismo.

Quasi tre quarti de cittadini (72%) è d’accordo con l’obiettivo suddetto e il 77% ritiene che dovrebbe costituire una priorità politica. Più della metà, usa le lingue sul lavoro e il 45% ritiene di avere ottenuto un lavoro migliore nel proprio paese, grazie alle proprie conoscenze linguistiche.

I risultati dell’indagine Eurobarometro “Gli europei e le loro lingue” e l’Indagine europea sulle competenze linguistiche verranno discussi in occasione della Conferenza internazionale di Limassol (Cipro) che coinciderà con la prossima Giornata europea delle lingue (26 settembre 2012).

Competenze linguistiche dei cittadini europei

Un dato in controtendenza alla consapevolezza culturale acquisita, il numero di cittadini europei che affermano di essere in grado di comunicare in una lingua stranierà è leggermente calato passando dal 56% al 54%. Ciò è dovuto in parte al fatto che il russo e il tedesco non sono più obbligatori nei curricoli scolastici dei paesi dell’Europa centrale e orientale.

La proporzione di allievi che sono competenti nella loro prima lingua va dall’82% a Malta e in Svezia (dove l’inglese è la prima lingua straniera) a solo il 14% in Francia (apprendimento dell’inglese) e al 9% in Inghilterra (apprendimento del francese).

Uno dei comportamenti linguistici più rilevanti, a partire dal 2005, l’uso diffuso di internet incoraggia le persone a ampliare le loro competenze  passive di una lingua ( lettura ed ascolto). Il numero di cittadini europei che usa regolarmente le lingue straniere su internet, ad esempio attraverso le reti sociali, è aumentato di 10 punti percentuali passando da 26% a 36%.

Prossimi passi del multilinguismo
La Commissione europea intende accrescere il sostegno all’apprendimento delle lingue attraverso il nuovo programma Erasmus per tutti. (uno dei sei obiettivi specifici del programma), incrementando i finanziamenti per i corsi di lingua destinati alle persone che desiderano studiare, o svolgere volontariato all’estero.

La Commissione proporrà entro la fine del 2012 un quadro di riferimento europeo delle competenze linguistiche che servirà a misurare i progressi compiuti dagli Stati membri nell’insegnamento e apprendimento delle lingue.

Eurobarometro speciale
L’Eurobarometro speciale (386) sugli europei e le loro lingue è stato realizzato nella primavera del 2012. Quasi 27 000 persone sono state intervistate de visu nella loro madrelingua. Tutti i 27 Stati membri sono stati coperti dall’indagine e i rispondenti provenivano da gruppi sociali e demografici diversi.

La madrelingua più parlata è il tedesco (16%), seguita dall’italiano e dall’inglese (13% ciascuna), dal francese (12%) e quindi dallo spagnolo e dal polacco (8% ciascuna).

I paesi che registrano l’aumento più notevole sull’acquisizione di una lingua straniera rispetto ai dati dell’indagine Eurobarometro 2005, sono l’Austria (+16 punti percentuali, 78%), la Finlandia (+6 punti percentuali, 75%), e l’Irlanda (+6 punti percentuali, 40%).

Al contrario, la proporzione di persone capaci di parlare almeno una lingua straniera è diminuita notevolmente in Slovacchia (-17 punti percentuali, 80%), nella Repubblica ceca (-12 punti percentuali, 49%), in Bulgaria (-11 punti percentuali, 48%), in Polonia (-7 punti percentuali, 50%), e in Ungheria (-7 punti percentuali, 35%). Le lingue oggetto di indagine: russo e tedesco.

Le cinque lingue straniere più parlate rimangono l’inglese (38%), il francese (12%), il tedesco (11%), lo spagnolo (7%) e il russo (5%).

A livello nazionale l’inglese è la lingua straniera più parlata in 19 dei 25 Stati in cui non è lingua ufficiale (escludendo quindi il Regno Unito e l’Irlanda).

Per la prima volta si è esplorato il ruolo della traduzione in ambiti quali la salute e la sicurezza, l’istruzione, la ricerca di lavoro, l’informazione e le attività del tempo libero come ad esempio i film e la lettura.

Le precedenti indagini Eurobarometro sulle lingue sono state condotte dalla Commissione nel in 2001 e nel 2005.

Fondamentali nella capacità di apprendimento delle lingue, la motivazione, che è a sua volta funzionale alla situazione familiare, al livello d’istruzione e alla condizione sociale.

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