Presentata l’XI indagine nazionale sui ricercatori in Italia. Fioravante (ADI): “Malessere psicologico sintomo del sottofinanziamento del comparto università e ricerca”

L’XI Rapporto Adi segnala come ne soffrano la metà degli iscritti. Borse da 1.200 euro vengono impiegate per la metà in affitti fuorisede. Sfruttamento e nessun riconoscimento lavorativo

Il lavoro di ricerca è in Italia quasi completamente assente dal dibattito pubblico, politico, istituzionale. A dirlo l’Indagine ADI sul dottorato in Italia, arrivata all’XI edizione nazionale. “Il lavoro di ricerca è in Italia quasi completamente assente dal dibattito pubblico, politico,  istituzionale – si legge nell’indagine -. Come similmente accade nell’ambito di molte professioni intellettuali e culturali,  le persone e i collettivi che quotidianamente le svolgono, le animano e ne determinano la  qualità, si vedono richiamare e identificare in virtù della loro vocazione, della loro dedizione,  della loro abnegazione, sicuramente della loro passione, pressoché mai in virtù della loro  professionalizzazione”.

“Quello che cerchiamo di far attenzionare alla politica e alle istituzioni accademiche è il malessere psicologico che si sta diffondendo tra i colleghi e le colleghe – afferma Rosa Fioravante, segretaria nazionale ADI – ma sopratuttto il fatto che questo malessere è un sintomo di quello che è il sottofinanziamento strutturale del comparto ricerca in Italia: prospettive di carriera a dir poco incerte, impossibilità di formare una famiglia, di programmare il proprio avvenire, di pensare al proprio futuro. Borse di dottorato e post doc insufficienti a sostenere l’inflazione e il caro affitti, sono tutti elementi che concorrono a far si che i giovani e le giovani più qualificati che abbiamo nel paese siano in una condizione di difficoltà materiale e immateriale, anche di malessere psicologico, che lede le nostre vite e anche la competitività internazionale dell’Italia”.

“Da un anno l’accademia è in balia di decisioni che non arrivano. L’impossibilità di programmare tutto il comparto del pre-ruolo perché c’è incertezza sugli strumenti che si possono utilizzare per inquadrare dignitosamente il contratto di ricerca. L’assegno è stato condannato dall’Europa perché è iniquo ed è un unicum nel postdoc internazionale. Tutte le testate ci ricordano quotidianamente che è un momento difficile nella vita del ricercatore. L’Italia deve prendere delle decisioni intorno a cosa fare riguardo a questo momento difficile, un prospettiva comparabile con quello che hanno i nostri colleghi in Europa”.

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