Si è tenuta questa mattina al MIUR la presentazione del nuovo PON, il Piano Operativo Nazionale 2014-2020 per la scuole. “Le risorse disponibili sono complessivamente pari a 140 milioni di euro, e ogni scuola potrà ricevere massimo 24 mila euro.
“C’è sicuramente il bisogno di sviluppare le infrastrutture scolastiche, favorendo l’adozione di approcci didattici innovativi, anche attraverso il sostegno all’accesso a nuove tecnologie, ma questi obiettivi hanno bisogno di un sostanzioso piano di investimenti che faccia fronte all’annoso problema del digitale divide” – afferma al Corriere dell’Università Danilo Lampis, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Studenti – “In questi ultimi vent’anni si è proceduto soltanto con interventi spot e oggi, il più grande piano di digitalizzazione della scuola, «[email protected]», è un palese fallimento: le scuole all’altezza delle sfide digitali mondiali sono in Italia 38 su 8.519. I progetti dei fondi PON non danno una reale risposta alla complessità di problemi da risolvere, e oltretutto legittimano di fatto le disuguaglianze territoriali. E’ inaccettabile che tra i criteri di selezione spuntino i test INVALSI, con le loro rilevazioni rispetto al disagio di apprendimento e alla condizione socio-economica della famiglia d’origine degli studenti. Altrettanto inaccettabile è che, considerata l’impossibilità di far fronte attraverso i fondi FESR alla mancanza di connettività internet, tra i criteri risultino il livello di copertura di rete e la connessione internet. La creazione di ambienti digitali sarà a favore, dunque, delle scuole già avanzate rispetto alla copertura della rete.”
“Bisognerebbe individuare delle risorse certe per un vero piano di digitalizzazione scolastica, non bastano i 30 milioni di euro all’anno (90 milioni nel 2015) individuati nella legge 107 dal Governo. Il vero problema è l’accesso alla connettività, ossia il garantire a tutte le componenti della scuola, eguali opportunità di fruizione minima di strumenti e infrastrutture essenziali pubbliche, come i PC, senza delegare tale possibilità alla proprietà privata di questi ultimi. L’ idea che le scuole debbano affidarsi alla loro capacità di attirare delle risorse tramite progetti è malata: difatti, tra le varie problematiche, non vi è alcun modo di evitare che la scrittura dei progetti possa essere partecipata anche dalle ditte esterne interessate alla partecipazione alla gara. Questi sono i rischi che si corrono quando le scuole sono costrette a trasformarsi in progettifici in assenza di cospicue risorse statali”, conclude l’UdS.
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