Parità di genere, il confronto delle rettrici italiane alla Sapienza: “Serve formazione maschile, denunciate e segnalate gli strumenti ci sono”

Polimeni a Corriereuniv.it: “Abbiamo fortemente voluto la figura della consigliera di fiducia in Sapienza per combattere il fenomeno”

“La sensibilità femminile è cambiata, certi atteggiamenti non sono più sopportati, danno noia, ma dalla parte maschile molto spesso si banalizza il problema di genere, bisogna lavorare tanto in termini formativi ed educativi e dare la possibilità di parlarne di più. Io sono rettrice da cinque anni e tantissime volte anche in ambienti in alto livello continuo ad essere cambiata signora, penso che questa cosa ad un collega maschio non succederebbe mai”, afferma Sabina Nuti, rettrice della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa durante il panel “Università femminile, plurale” in Sapienza tra gli di Obiettivo 5, il programma per la parità di genere di Sapienza e Corriere della Sera che si svolgerà il 7 e l’8 marzo a Roma.

Polimeni: “Invito la comunità studentesca a lavorare insieme”

“Nei nostri atenei c’è la figura della consulente di fiducia che è esterna all’università e riesce ad intercettare in maniera anche discreta, anche quando la studentessa non volesse denunciare, di intervenire nel modo più garbato possibile per le studentesse stesse”, afferma Giovanna Spatari, rettrice dell’Università degli Studi di Messina. “Le università hanno gli strumenti: nel caso di Sapienza abbiamo un centro antiviolenza, un garante per le studentesse e gli studenti – dichiara a Corriereuniv.it -. L’ascolto deve aumentare ma i dati che abbiamo portato alla commissione parlamentare sono ufficiali. Non dubitiamo che esista il sommerso ma dobbiamo aiutare le ragazze attraverso l’ascolto a sentirsi protette. La consigliera di fiducia l’abbiamo fortemente voluta. Io invito la nostra comunità a lavorare insieme. I dati che noi possiamo considerare sono solo quelli ufficiali che arrivano alla consigliera di fiducia. Non sono dati che ci possono dare misura reale del fenomeno dentro l’università. Se i numeri delle denunce crescono porteranno ad azioni. Possiamo solo considerare i numeri che passano per la consigliera di fiducia. Gli studenti e le studentesse usino gli strumenti che esistono e segnalino”.

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