La Sapienza avvia un iter sul tweet della prof Di Cesare per Barbara Balzerani: “Informato il ministero”

Secondo fonti del ministero dell’Università e della ricerca, Bernini ha giudicato le parole della professoressa Di Cesare pericolose e inconciliabili con l’insegnamento

L’Università Sapienza ha avviato un iter di cui è stata informata la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, sul caso di Donatella Di Cesare, docente ordinaria di Filosofia Teoretica dell’ateneo, che aveva pubblicato e poi rimosso un tweet a commento della morte dell’ex brigatista Barbara Balzerani: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”. 

“Si rende noto – spiega l’ateneo in una nota – che la dichiarazione resa pubblica e poi rimossa dalla professoressa Donatella Di Cesare è stata trasmessa già da ieri alla valutazione e al giudizio dei competenti organi di Ateneo. Sulla base di quanto previsto dalla normativa che regola il funzionamento dell’università, la Sapienza ha avviato un iter”, di cui è informata anche la ministra Bernini. Fonti del Mur hanno riferito che la ministra ha condiviso lo sconcerto espresso dalla rettrice Antonella Polimeni e ha giudicato pericolose le parole della professoressa Di Cesare e inconciliabili con la responsabilità dell’insegnamento.

La risposta della prof. Di Cesare: “Mai condiviso metodi violenti”

“Ho pubblicato questo post subito dopo aver saputo della morte della Balzerani, questa bufera che si è sollevata mi ha sconcertato – commenta Donatella Di Cesare all’Adnkronos -. Non ho mai condiviso i metodi violenti, tutto quello che ho fatto o scritto, e il mio stesso insegnamento, dimostrano la mia più assoluta lontananza. Ritengo sia importante, sempre, il confronto aperto, democratico: nulla si risolve con la violenza”. Nel post, si difende la docente, “ho ricordato quella trasformazione radicale che molti di noi volevano negli anni ’70, un mondo diverso senza ingiustizie e senza guerre”. Del resto, “ho molta difficoltà a stigmatizzare gli anni ’70 come anni di piombo perché c’è stato in Italia molto altro – continua – Ma nulla si risolve con le armi e con la violenza e l’ho detto più volte, anche intervenendo contro la guerra. Ho ricordato quel cambiamento che molti volevano, semplicemente questo. Se lo ho poi cancellato è perché ho visto che non solo veniva frainteso ma veniva anche utilizzato per scatenare una polemica: mi inquieta se ci sono esponenti politici o di partiti che vanno in cerca di pretesti per colpire alcune persone in particolare o quelli che la pensano diversamente”.

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