Palermo, appalti solo senza "pizzo"

pizzomafia.jpgIl concetto di “legalità” s’insegna e s’impara grazie a piccoli/grandi gesti quotidiani. Le facoltà, i dipartimenti, gli uffici amministrativi delle sedi centrale e periferiche dell’Università di Palermo potranno avvalersi solo di fornitori che hanno dichiarato di non pagare il “pizzo”: è questa una delle azioni concrete messe in campo dall’ateneo del capoluogo siciliano, una delle più grandi stazioni appaltanti della Sicilia, per combattere la mentalità mafiosa e dell’omertà.
Lo ha annunciato il rettore Roberto Lagalla, che proprio ieri ha firmato la direttiva, intervenendo allo Steri alla manifestazione per commemorare il trentesimo anniversario dell’omicidio di Boris Giuliano.
Una decisione assunta dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione che adesso diventa operativa. «Dopo l’intesa con la Prefettura e la sottoscrizione del protocollo di legalità e in sintonia con l’iniziativa di Addiopizzo – afferma Lagalla – abbiamo introdotto l’obbligo per tutti i fornitori dell’ateneo che si presentano alle gare d’appalto o che assumono incarichi diretti di sottoscrivere preventivamente una dichiarazione in cui affermano di non essere soggetti al pagamento del “pizzo” e a qualsiasi altra forma di condizionamento criminale. Chi verrà scoperto a rendere dichiarazioni mendaci sarà sottoposto a dure sanzioni».
Per combattere l’illegalità ed educare all’impegno civile, osserva Lagalla «è necessario che tutti, docenti e formatori, diamo la nostra testimonianza ai giovani». Durante l’incontro, il rettore ha anche donato una medaglia d’argento dell’ateneo alla vedova del vicequestore ucciso dalla mafia.

Manuel Massimo

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