Ocse: in Italia mancano 60mila infermieri, ma 25 mila neolaureati non trovano lavoro

infermieri

Un paradosso, quasi una beffa: stando ai dati diramati dall’Ocse, in Italia mancano circa 60 mila infermieri, un enorme buco che potrebbe essere sanato grazie all’immissione di forze fresche e giovani qualificati, eppure, sono ben 25 mila i neolaureati in Scienze infermieristiche che non riescono a trovare lavoro.

A denunciare l’assurda situazione è il sindacato di settore Nursind (Sindacato delle Professioni sanitarie) che oggi, in occasione della giornata internazionale dell’Infermiere, ha rilasciato alcune anticipazioni dello studio che analizza la situazione occupazionale dei neolaureati in infermieristica a fronte della penuria di professionisti lamentata dal Servizio Sanitario Nazionale.

Analizzando e sommando i laureati senza lavoro dal 2011 a oggi, si ipotizza che il 53% sia attualmente disoccupato. Entro fine anno, quindi, considerando una media di 12 mila laureati annui, saranno circa 25 mila i giovani infermieri con il titolo in mano ma senza lavoro.

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Differenze evidenti tra Regione e Regione: la Campania vanta il triste primato per numero di laureati disoccupati nel biennio 2011-2013 (74,8%), seguita dal Lazio (69,9%) e Sicilia (66,8); male anche Basilicata (66,7%) e Puglia (62,2%); vanno meglio le Regioni del Nord: Lombardia e Friuli Venezia Giulia si attestano agli ultimi posti in questa impietosa graduatoria (rispettivamente 19,8% e 22,4%).

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Ma la situazione dei laureati in Scienze Infermieristiche non è sempre stata così drammatica: tra il 2003 e il 2007, infatti, il 90% dei neolaureati trovava lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo. Poi però la saturazione e il progressivo declino, con la percentuale che al 2012 si attestava al 65%, in calo.

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In contemporanea, il fenomeno del precariato si è diffuso anche nella categoria degli Infermieri: lo studio mostra come dal 2011 sia cresciuto il numero di contratti a tempo determinato a part time, mentre contemporaneamente cala quello relativo agli impegni full time o a tempo indeterminato.

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Cambiano anche i soggetti che assumono: se nel 2003 il grosso degli infermieri neolaureati era assorbito dal SSN (il 65% nel 2003, l’86% l’anno successivo), nel 2014 lo studio Nursind prevede che la percentuale scenda al 19%, mentre salgono le quotazioni di cooperative e aziende private.

Una situazione determinata dal blocco del turn over decretato dal settore pubblico, non certo dalla scarsa intraprendenza dei neo infermieri: il 68% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di aver partecipato a più di un concorso pubblico senza però ottenere il posto agognato.

“Stiamo assistendo a qualcosa di nuovo per la condizione infermieristica – ha commentato Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind – Mentre fino a qualche anno fa l’Italia era costretta a importare infermieri da altri Paesi per far fronte alla carenza infermieristica nelle strutture sanitarie, oggi sono gli infermieri italiani a emigrare per trovare lavoro”.

Scarica le Anticipazioni dello Studio Nursind

 

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