Ocse, giovani in pensione almeno a 71 anni. Male anche gli autonomi

L’Ocse: la data possibile è il 2040. Troppo alta la spesa per i trattamenti sul prodotto interno lordo. Pericoli anche per gli autonomi

La pensione in Italia per chi accede oggi all’universo del lavoro arriverà almeno a 71 anni, l’età più alta tra tutti i paesi dell’Ocse: non prima del 2040. Peggio di noi fanno solo i danesi, mentre siamo pari all’Estonia e ai Paesi Bassi. Lo fa sapere proprio l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, spiegando come attualmente l’età sia sotto la media rispetto agli altri paesi: si trova infatti a quota 61,8 anni contro 63. Il tutto grazie ai provvedimenti come Quota 100 che hanno permesso in questi anni di ritirarsi prima dal mercato del lavoro. Che però sono costati tanto, visto che la spesa pensionistica dell’Italia si è collocata al secondo posto tra le più alte dei paesi Ocse nel 2019, per un corrispettivo pari al 15,4% del prodotto interno lordo.

Quota 100 e pensione

La possibilità di andare in pensione a 62 anni di età, ovvero cinque anni prima dell’età prevista per legge, è un’eccezione prevista, oltre che in Italia, solo in Spagna con meno di 40 anni di contributi. Il Belgio ne chiede 42, la Francia 41,5 e la Germania 45. L’età della pensione è tra le più alte nel 2020 in Norvegia e Islanda (67 anni) e bassa in Turchia (52). Mentre secondo l’Ocse l’età media di pensionamento dei paesi che compongono l’organizzazione sarà di 66 anni. Le donne manterranno un’età della pensione più bassa rispetto agli uomini in paesi come la Colombia, l’Ungheria, Israele, la Polonia e la Svizzera. In Italia invece si arriverà alla pensione a 71 anni per effetto del regime del 1995 che adegua le prestazioni all’aspettativa di vita e alla crescita. La data in cui scatterà l’età di 71 anni, secondo i calcoli dell’Ocse, è il 2040.

E questo anche a causa dell’invecchiamento demografico: nel 2050 infatti ci saranno 74 persone di età pari o superiore a 65 anni ogni 100 persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni, uno dei rapporti più alti dell’Ocse. Ma c’è da dire che la crescita dell’occupazione negli ultimi venti anni, caratterizzata anche da carriere più lunghe, ha compensato metà dell’invecchiamento demografico sulla spesa pensionistica. Che è comunque aumentata fino ad arrivare a rappresentare il 2,2% del Pil tra il 2000 e il 2017. E il sistema dovrà comunque effettuare altri interventi. Come per esempio per i lavoratori autonomi. Che avranno una pensione più bassa del 30% rispetto ai dipendenti con la stessa anzianità contributiva.

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