Numero chiuso, riaperte le graduatorie degli anni 2015/2016. Grasso: "Va superato"

Da questa mattina sono riaperte le graduatorie delle facoltà a numero chiuso per l’anno accademico 2015/2016. Lo ha reso noto il Ministero dell’Istruzione nei giorni scorsi. L’importante decisione è maturata dopo l’ennesimo ricorso vinto dall’Unione degli Universitari insieme allo studio Bonetti, che avrà conseguenze sui percorsi degli studenti. La sentenza però è vecchia di un anno e mezzo. Il provvedimento ministeriale ha accumulato un enorme ritardo e a pagarne il prezzo sono stati, ancora una volta, gli studenti ormai avanti con gli anni in altre facoltà scelte in via quasi obbligata. Per non parlare di chi ha congelato la propria posizione in attesa che la vicenda si concludesse, perdendo inevitabilmente anni di studio. 
“Anno dopo anno stiamo dimostrando come l’attuale modello di accesso non solo sia inefficace, ma tante volte dannoso tanto per gli studenti quanto per l’amministrazione stessa – dichiara in una nota la coordinatrice nazionale dell’Udu Elisa marchetti – Siamo stufi di finti proclami! Vogliamo che la politica si assuma nel corso della prossima legislatura la responsabilità di abrogare la legge 264/1999, andando finalmente verso un sistema di accesso che superi la programmazione e che rispetti la costituzione, che agli articoli 3 e 34 indica l’Università come libera e accessibile.” 
Il tema dell’Università è entrato nel vivo della campagna elettorale. “Aboliamo le tasse universitarie con 1,6 miliardi. Si tratta di appena un decimo delle risorse che l’Italia spende per finanziare attività dannose per l’ambiente. E’ una proposta concreta, realizzabile” ha dichiarato il presidente del Senato Pietro Grasso, leader di Liberi e Uguali, nel corso dell’apertura della campagna elettorale all’Hotel Ergife di Roma. Una guanto di sfida che ha scatenato un vero e proprio vespaio nell’area democrat. Oggi ha rispondergli tra gli altri, uno dei volti di queste elezioni politiche, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “È una proposta trumpiana. Un supporto alla parte più ricca del Paese, perché gli studenti meno abbienti sono già esentati dalle tasse”. Ma è davvero così? Sebbene la proposta dei candidato premier della formazione fuoriuscita dal Partito Democratico si rivela un’operazione costosa, l’Ocse ha più volte richiamato l’Italia sulla problematica dell’accesso allo studio. Il problema infatti non è tanto la totale gratuità delle tasse universitarie, aumentate notevolmente negli ultimi anni, ma il continuo taglio del finanziamento all’università e, soprattutto, l’esiguo aumento del finanziamento delle borse di studio per quegli studenti che sono ritenuti idonei dal sistema ma che non possono accedervi per mancanza di fondi. Sotto questo fondamentale aspetto l’Italia è la pecora nera dell’area Ocse. 
A mettere un punto tra i botta a risposta social è qualcuno che di università si occupa davvero. “L’abolizione delle tasse universitarie non è la panacea di tutti i mali – dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale Udu – Anzi, se non contornata da altre misure, rischia di acuire le disuguaglianze (meno entrate per le università, quindi riduzione dei servizi, quindi numero chiuso, quindi università per ancora meno persone e tutto quello che possiamo immaginare). Serve un modello transitorio, che porti alla graduale gratuità dell’iscrizione all’università, e i cui mancati introiti siano adeguatamente coperti dal finanziamento generale del sistema universitario, e che, contemporaneamente, si implementi consistentemente il diritto allo studio, perché per molti, non pagare le tasse non è condizione sufficiente per permettersi l’università”. Ma dove trovare le risorse necessarie? “Spero con qualche misura di sinistra, come una maggiore progressività fiscale e tassazione sui grandi patrimoni”, conclude. 

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