Molestie all’Università di Torino, le studentesse a Corriereuniv: “Vogliamo creare noi le alternative dalle fondamenta”

Le studentesse transfemministe prendono le distanze dal documento di Cambiare rotta
Manifestazione studenti universitari contro le molestie dei docenti all’interno dell’ateneo. Presso sede Palazzo Vecchio. Torino 12 febbraio 2024 ANSA/TINO ROMANO


Maggiore trasparenza, regolamenti rivisti e un organo che monitori le segnalazioni di abusi, molestie e comportamenti inadeguati, affiancato da una commissione paritetica. Sono le richieste del primo confronto su violenze di genere e abusi avvenuto tra docenti e studenti del dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino. “La nostra linea è chiara – spiega Beatrice, studentessa dell’assemblea ‘Mai più zitt3’ a Corriereuniv – non chiediamo soluzioni ma le creiamo noi, costruendo alternative dalle fondamenta. Rischiamo che l’università si appropri delle nostre rivendicazioni per rendere istituzionali”.

Il confronto è avvenuto prima del consiglio del dipartimento che è finito sotto accusa perché è stato più volte scenario di casi di molestie riportate nelle segnalazioni anonime che hanno scosso l’ateneo. È anche il dipartimento del professore Federico Vercellone, sospeso per un mese, dopo essere stato accusato di sguardi e frasi inopportune, comportamenti che ha rigettato come “amichevoli”. Davanti alla porta del professore sono comparse diverse scritte di accusa. Come per gli altri casi la rabbia non si placa. Anche la mobilitazione contro un modello universitario “che continua a opprimerci”. La rabbia è stata espressa anche da alcuni docenti e ieri dall’assemblea è nata una bozza di documento con tutte le richieste che sarà votata nel prossimo consiglio straordinario di dipartimento.

L’assemblea

“Abbiamo saputo del provvedimento perché era necessario votare per decidere sulle lezioni. Capite che anche noi siamo un po’ arrabbiati?”. Ha spiegato in assemblea, davanti a 200 persone, Daniela Steila, coordinatrice della sezione di Filosofia del dipartimento. Per il direttore Graziano Lingua l’assemblea è l’occasione per migliorare il contesto “rispetto al disagio evidenziato e alle proteste giuste”. Il vicedirettore vicario Federico Petrucci ammette: “Non ci siamo accorti di un problema sistemico-culturale. Informiamoci, formiamoci e ascoltiamoci”. Un assegnista di ricerca, Francesco Striano propone anche “webinar con gruppi di autocoscienza maschile”. Non sono molti altri professori a intervenire, a differenza degli universitari che fanno sentire bene la loro voce. Soprattutto contro l’assenza del rettore Stefano Geuna, invitato dall’organizzazione comunista Cambiare Rotta. “Non viene mai perché forse non sa cosa dire”, commenta Bruno Maida, presidente della commissione albo. Ad assemblea terminata, gli studenti hanno raggiunto in corteo il rettorato e hanno attaccato alla porta le richieste dell’assemblea.

Se i docenti sembrano compatti sul tema molestie, non è così per gli studenti. In protesta le studentesse, una ventina, hanno lasciato l’aula contro i tentativi “di istituzionalizzare le rivendicazioni”. Una di loro ha preso la parola e ha spiegato che l’università “nel peggiore dei casi non ci ascolta, nel migliore dei casi depotenzia le nostre lotte”, l’appello invece è “a ragionare su creare istituzioni alternative a quella che ci violenta”. La conferma arriva dall’assemblea transfemminista Mai più zitt3, che ha dato vita alla mobilitazione e oggi prende le distanze dal documento e da Cambiare rotta. Il loro percorso è creare un manifesto politico con l’appello all’autogestione.

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