Metoo, all’Università di Torino studenti e studentesse in sciopero contro le molestie. Una di loro a Corriereuniv: “Paura di denunciare perché dobbiamo laurearci”

Un docente di Filosofia è stato suspeso per un mese mentre uno di Medicina è stato arrestato

“C’è paura in molte facoltà per le ritorsioni che possano incidere sulla carriere universitaria. Alcune di noi sono sotto ricatto, molte hanno paura di denunciare perchè dobbiamo laurearci”. Sono le parole agghiaccianti di Paola (nome di fantasia) che a Corriereuniv.it racconta la protesta e lo sciopero in atto all’Università di Torino contro le molestie subite dalle studentesse nelle facoltà dell’ateneo piemontese.

Ad organizzare la protesta di queste ora è stata l’organizzazione Cambiate Rotta si sono radunati davanti a Palazzo Nuovo, sede nevralgica dell’università di Torino che in questi giorni è stata travolta dalla bufera ‘MeToo’. E annunciano lo sciopero nel primo giorno di lezioni del nuovo semestre. Nei giorni scorsi il racconto di decine le segnalazioni di molestie fisiche, verbali, umiliazioni che sono state raccolte da studenti che hanno dato vita alla mobilitazione, a cui si sono aggiunti due casi, gli arresti domiciliari per un docente di medicina legale accusato di stalking, minacce e violenza sessuale e la sospensione di un mese di un professore di filosofia per battute e frasi respinte come “comportamenti amichevoli”.

“Mi sembra che ci siano dei fatti che non sono avvenuti solo all’Università di Torino ma in tutto il Paese – afferma Bruno Maida, docente di Storia contemporanea, a Corriereuniv.it dopo aver seguito l’assemblea di questa mattina -. Non penso che ci si possa stupire di questi episodi che sono gravissimi, ci sono delle procedure che sono state dal consiglio di disciplina. A me interessa la trasparenza: se un docente viene a sapere di un episodio come questi è suo dovere denunciare. Mi sembra sia normale nella civilità e nell’etica delle persone. Io lo farei se ne venissi a conoscenza”.

“Non basta una sospemsione di un mese – afferma Paola riguardo al caso del prof. della Facoltà di Filosofia allontanato dopo le accuse di alcune studentesse – l’università deve prendere una chiara posizione e impartire lezioni esemplari. Qui sono in gioco de nostre vite, le nostre carriere e il nostro futuro: non accetteremo più di essere trattate in questo modo e subire violenze dall’insegnante di turno. Dovere dell’ateneo è proteggere i propri studenti”.

Il docente arrestato a Medicina

guardi lascivi, mani che si allungavano a cingere i fianchi o indugiavano su quelle “parti del corpo lasciate scoperte dal camice” che le studentesse speravano fosse uno scudo. “Temevo mi rovinasse la carriera, era il mio professore”, racconta un’ex allieva. “Ho cominciato a prendere psicofarmaci per superare quel periodo”, ammette un’altra ragazza”. “Cercavo di non rimanere da sola con lui”, dice una terza, spiegando come si difendeva.

Non ci sono state querele contro il professore Giancarlo Di Vella, responsabile del corso di specializzazione dell’Università di Torino finito agli arresti domiciliari. Ma cinque sue allieve — secondo la Procura di Torino — avrebbero subito le presunte attenzioni morbose del docente. A queste se ne aggiungono altre sei che, per paura di trovarsi a loro volta in circostanze sgradevoli, avrebbero stravolto la loro quotidianità. 

Undici donne che, giorno dopo giorno, avrebbero affinato piccoli stratagemmi ed escamotage per non finire nelle «mire» del loro docente. “La sera cercavo di non trattenermi in istituto, come facevo prima”, spiega una delle allieve coinvolte. “Chiedevo a un amico di accompagnarmi quando dovevo andare nel suo ufficio”, rivela un’altra. E c’è chi prestava attenzione a «non camminargli davanti”, perché in alcune circostanze il prof, durante le autopsie si sarebbe appoggiato su di loro, cingendo i fianchi. Comportamenti che devono essere ancora accertati, ma che hanno fatto scattare l’accusa di stalking.

Nei corridoi dell’istituto le voci di presunte molestie si erano fatte insistenti, non solo tra gli studenti: anche qualche professore avrebbe raccolto confidenze. E così, quando i carabinieri del Nas di Torino hanno iniziato a indagare perché non quadravano i conti delle autopsie svolte, hanno raccolto anche i mormorii di chi sapeva e fino a quel momento aveva taciuto. Di Vella ha continuato a insegnare all’Università anche dopo l’avvio dell’inchiesta e oggi avrebbe dovuto fare parte della commissione di laurea in Giurisprudenza

Lo sciopero e le iniziative per denunciare

“Non parlate di mele marce” replicano gli studenti e le studentesse. Passeranno per le aule per informare gli studenti del via allo sciopero, che parte oggi nel primo giorno di lezioni del nuovo semestre. “Noi vogliamo riferirci all’intero modello universitario ed è per questo che stiamo attuando uno sciopero studentesco. Ci riferiamo a un sistema che promuove competizione carrierismo elitarizzazione all’interno di tutta l’università ed è questo che legittima violenze di genere e molestie come quelle di questi giorni”.

Al rettore, spiega Erica di Cambiare Rotta chiedono “una misura molto più forte rispetto alla sanzione presa verso il professore in causa. In particolare noi non cerchiamo un capro espiatorio come quello che si vuol pensare noi critichiamo l’intero modello universitario, quindi anche il rettore”. Con gli studenti si siede anche Gianluca Cuniberti, direttore del dipartimento di studi storici. “Sono in ascolto, il primo atteggiamento come comunità dei docenti è ascoltare”.

LEGGI ANCHE:

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Parla la preside della scuola di Modena che ha sospeso lo studente per un'intervista: "Barozzi non è scuola punitiva"

Next Article

Cade dalla sedia a rotelle all'uscita dalla scuola, morto 13enne

Related Posts