Numeri, dati e testimonianze sulle molestie nell’ambito universitario arrivano da tutti gli atenei d’Italia. I numeri e i racconti sono stati raccolti nel dossier “La tua voce conta”, dall’Unione degli Universitari tra l’11 e il 3 marzo. Centinaia di storie, secondo quanto riporta Repubblica, partite dal movimento MeToo dell’ateneo di Torino ma che coinvolgono tutti gli atenei italiani. Uno studente su cinque pensa che i luoghi del sapere non siano spazi sicuri. Uno studente su tre ha sentito parlare o subito, nel caso delle studentesse, molestie tra aule e corridoi.
Tra i racconti raccolti nel report, c’è quello di una studentessa che si è sentita rivolgere apprezzamenti non richiesti durante una lezione. “Con quel visino può fare la escort – le avrebbe detto un insegnante -. Ci pensi. Guadagnerebbe anche bene”. Un’altra giovane ha raccontato di essersi chinata a firmare il foglio in bacheca e di essersi sentita dire dal medico tutor: “Ti vorrei vedere piegata anche altrove”. Una laureanda ha dichiarato di essere stata toccata più volte dal relatore durante la correzione della tesi. Una dottoranda ha spiegato di essere stata “palpeggiata ripetutamente sul sedere da un addetto del personale durante un giro in ateneo”.
Sono state raccolte 1500 risposte a un questionario sulle violenze di genere nell’ambito universitario in 20 giorni e spesso gli attori degli abusi negli atenei sono i docenti. Motore delle violenze è spesso la disparità di ruolo: aggressore e aggredita si trovano solitamente ai due opposti della gerarchia accademica. La denuncia spesso non è libera o non c’è, perché la paura delle conseguenze sulla propria carriera universitaria è tanta. Per l’Udu, non si tratta di casi isolati che riguardano solo qualche ateneo. Esiste un problema sistemico strutturale che ovunque caratterizza i percorsi accademici di centinaia di ragazze in Italia.
I dati
Le storie arrivano da ogni università d’Italia e le molestie avvengono soprattutto negli studi dei docenti (nel 37% dei casi), nei luoghi di tirocinio (34,7%), negli studentati (32%), nelle aule dove si frequentano le lezioni (17,4%) e nelle biblioteche (12,4%). Abusi si verificano anche nelle aule studio, negli spazi esterni e nei bar dell’università. Gli aggressori sono soprattutto i prof (48%), i compagni di corso (47%), i compagni di studentato (32%) e il personale tecnico amministrativo (20%).
Nelle testimonianze raccolte si riporta spesso il disagio portato da contatti fisici indesiderati e non graditi, spesso ripetuti e accompagnati da molestie verbali sotto forma di apprezzamenti sessuali. Le molestie verbali sono le più frequenti, soprattutto da docenti nei confronti delle allieve o da tutor nei confronti di tirocinanti, dottorandi o pazienti.
La studentessa: “Mi diceva ‘di vede che sei brava a nere in mano i c….”
Una giovane ha raccontato di essersi sentita rivolgere molestie verbali da un professore di tirocinio in Policlinico. “Mi diceva: ‘Si vede che sei brava a tenere in mano i c..quanti ne hai presi, sembri esperta’. Rispondo che il tutto è fuori luogo, mi ha risposto dicendomi che sarebbe stato meglio parlarne a pranzo. Mi sono rifiutata, lui ha sottolineato che avrebbe pagato lui. Ho rifiutato lo stesso”.
In un’aula occupata, un’altra ragazza avrebbe subito violenza da un collega. Lui l’avrebbe presa per il collo e sbattuta al muro, cercando di baciarla. Fortunatamente, ha raccontato, è riuscita a fuggire e lui è scomparso dall’ateneo. Per uno studente su 4, denunciare non è facile: c’è la paura delle ripercussioni sulla carriera, il timore del giudizio dei compagni di corso e la consapevolezza diffusa che la persona abusante non subirà alcuna conseguenza.
Gli studenti chiedono telecamere di sorveglianza, altrettanti percorsi di informazione e sensibilizzazione e consapevolezza sui temi relativi a molestie e violenze di genere. Dove non ci sono, gli studenti chiedono sportelli per supporto legale e psicologico.
L’Udu chiede inoltre la figura della Consigliera di Garanzia obbligatoria in ogni università e che i presidi antiviolenza siano collegati ai centri territoriali, con personale qualificato e totalmente esterno all’ateneo.
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