A una settimana dal primo incontro del Corriere dell’Università con gli studenti di Mirandola, lo stato d’animo della metà dei ragazzi è cambiato: hanno fatto il grande passo, la maturità è alle spalle. Ancora due giorni e l’esame sarà un ricordo per tutti i giovani che nel 2011/12 hanno frequentato l’ultimo anno in uno dei tre istituti della cittadina modenese colpita dal terremoto.
Una settimana fa parlavamo con loro di preparazione: costretti a fare i conti con una maturità diversa da quella che per cinque anni hanno aspettato, tanti erano tesi. Non avere libri, quaderni e tesine, abbandonati durante le scosse; non poter combattere l’afa al fresco della propria stanza come accadeva nelle estati passate; dover affrontare una sola prova, quella orale, che vale settantacinque punti. Le difficoltà pratiche incontrate nello studio erano solo una parte. L’attenzione, a partire dal 20 maggio, è stata rivolta ad altro: l’azienda crollata o la casa inagibile; la perdita di persone che, anche se non conosciute direttamente, appartenevano alla stessa piccola comunità; la paura di nuove scosse. Assorbiti dai problemi affrontati dalle proprie famiglie, i ragazzi sono riusciti a dedicare poco tempo efficace allo studio. I corridoi nei quali per anni si sono aggirati sono chiusi; le classi ormai familiari sono state sostituite dalle aule della scuola media Montanari, unico istituto rimasto agibile nel centro abitato, ma una volta seduti di fronte alla commissione, i ragazzi sono tornati a essere semplici studenti per cinquanta minuti.
Giulio e Filippo, ascoltati pochi giorni fa, sono soddisfatti di quanto fatto: l’esame, nel loro caso, è andato bene.
Giulio aveva preso bene l’idea di dover dare solo l’orale; questa prova gli avrebbe consentito di esprimersi in maniera migliore. Così è stato. Adesso può pensare a cosa fare dopo; prima delle scosse avrebbe potuto trovare un’occupazione senza troppe difficoltà in una delle aziende del polo industriale che si snoda tra Mirandola, Cavezzo e Medolla. Con il terremoto le cose sono cambiate, forse dovrà spostarsi per trovare un lavoro.
Filippo, che aveva passato le ultime settimane aiutando suo padre a demolire l’impresa di famiglia e a tirar su una nuova sede temeva che non gli venissero fatti sconti durante l’orale e che i membri esterni della commissione non fossero comprensivi. Anche la sua prova, invece, è stata buona; la tesina era sulla trasformazione del marmo, l’attività che la sua famiglia porta avanti con successo e che diventerà anche la sua strada. “Un ottimo orale”, secondo lui. Tra il magazzino da rendere abitabile in attesa della ristrutturazione della casa, prevista per il prossimo aprile e le energie da impegnare nell’impresa già rimessa in moto, in un momento così delicato, l’estate di Filippo non sarà solo di svago.
Sergio, infine, aspetta ancora il suo turno; sarà valutato il 29 giugno, ultimo giorno di esami per gli studenti di Mirandola. Anche il suo stato d’animo è molto diverso rispetto a quello di una settimana fa: visti gli orali degli amici è più tranquillo, è contento perché sa di aver preparato un buon lavoro, una tesina “al bacio”, come dice lui stesso e, aggiunge, ormai quel che è fatto è fatto. Dopo aver visto come si è svolta la prova per gli altri, si avvicina all’orale con maggiore sicurezza. Raggiungere la data di esame, nel suo caso, è frutto di altre preoccupazioni. Il giorno successivo, infatti, sarà l’ultimo in cui potrà avvalersi dell’aiuto della protezione civile. Dopo aver vissuto i primi venticinque giorni dopo il sisma in tenda insieme al fratello, in vista degli esami di maturità a Sergio è stata concessa una stanza d’albergo a fianco a quella già data ai genitori. La famiglia era stata separata pochi giorni dopo il terremoto: le condizioni di salute del padre, infatti, ancora nel pieno di una lunga riabilitazione che ha fatto seguito a un’operazione andata male, richiedono una sistemazione diversa rispetto a quella offerta dalle tensostrutture. Con l’abitazione a rischio crollo sulla quale stavano pagando il mutuo, Sergio e la sua famiglia dovranno trovare una soluzione abitativa entro il primo luglio, oppure non sapranno dove andare a dormire.
Martina Chichi