Non era contento che i prof di tecnologia e musica avessero dato a suo figlio dei voti di poco superiori alla sufficienza (6 e 7) e allora ha preteso che i docenti della scuola modificassero le valutazioni portandole a un più appropriato 8: per questo il provveditore agli studi della provincia di Bolzano, Francesco Gullotta, rischia il processo per “concorso morale e materiale di errore determinato dall’altrui inganno, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e induzione indebita a dare o promettere utilità”. Nelle prossime settimane, infatti, la Procura di Bolzano deciderà se trasformare tutto nella richiesta di rinvio a giudizio o nell’archiviazione.
Le indagini, che si sono concluse nei giorni scorsi, erano partite poco dopo il maggio del 2020 quando il provveditore Gullotta (oggi sovrintendente) era rimasto profondamente deluso dalla pagella del figlio al secondo anno della scuola media “Ugo Foscolo”. Delusione motivata non dal fatto che ci fossero delle insufficienze quanto più per due voti che stonavano con la media dell’8 che il figlio aveva mantenuto per tutto l’anno scolastico: un 6 in tecnologia e un 7 in musica.
Secondo l’accusa, quindi, Gullotta a quel punto avrebbe chiamato il preside della scuola media per lamentarsi del trattamento riservato al figlio e per “ordinare” che venisse convocato un consiglio di classe straordinario per ritoccare all’insù i due voti, altrimenti ci sarebbero state “delle ripercussioni”.
Davanti alla richiesta perentoria del preside, il prof di tecnologia decise di alzare la valutazione portandola da 6 a 8 e abbozzando la più classica delle giustificazioni (“Mi sono sbagliato, avevo scritto male il voto finale”) mentre quello di musica non si pierò all’ordine e confermò in consiglio il suo giudizio. A quel punto però fu il preside in persona ad intervenire e con il voto anche degli altri prof, decise di alzare il voto e conformarlo alla volontà del provveditore: un bel 8 al posto di un più discreto 7.
Tutti contenti? Macché. Evidentemente la vicenda non era stata digerita da qualcuno all’interno di quel consiglio tanto che passate poche settimane la storia finì sui giornali. Il provveditore tentò di defilarsi pubblicando anche una lettera in cui si disse estraneo ai fatti, sostenendo di non avere né protestato né chiesto il ritocco dei voti né minacciato alcuno se ciò non fosse accaduto, ma per i magistrati c’era già abbastanza polpa per aprire un’indagine. Inchiesta che nelle prossime settimane potrebbe avere il suo epilogo con la richiesta di archiviazione oppure portare dritto all’aula di tribunale dove si svolgerà il processo.
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