Lo scontro "social" tra Renzi e Di Maio che strumentalizza la scuola

Che la scuola fosse tirata in ballo per le imminenti elezioni politiche era solo questione di tempo. Tra i vari contendenti in cerca di voti spiccano due dei “pesi massimi” di questa tornata elettorale: Luigi Di Maio e Matteo Renzi. Il candidato dei 5Stelle in un’intervista a Tecnicadellascuola.it, rilanciata dal blog di Beppe Grillo, sostiene che «La riforma Renzi non ha nulla di buono». E – aggiungendo che «le nostre non sono promesse elettorali» – promette di «smantellarla». Via i super-poteri ai presidi, la chiamata diretta dei docenti, il bonus premiale e la card formazione per i docenti. Ma anche eliminazione dei test Invalsi e della chiamata diretta; meno ore e più tempo pieno. Inciampando poi sui dati: “La prima cosa che faremo sarà aumentare le risorse per l’istruzione. Nel medio termine vogliamo arrivare al 10,2% del Pil, in linea con la media europea”. Ma quella percentuale si riferisce al peso della spesa in istruzione sulla spesa pubblica totale e non in rapporto al Pil (dove la media europea è pari al 4,9 per cento contro il 4 per dell’Italia).

A Di Maio ha risposto a stretto giro l’artefice della “Buona Scuola”: così, su Facebook, il segretario del Pd, Matteo Renzi: «Prendiamo sul serio Di Maio, non sottovalutiamolo. Ci sono 132 mila insegnanti che erano precari, che noi abbiamo assunto e che tornerebbero a fare i precari». Silvia Chimienti, deputata M5S difende invece le posizioni del leader pentastellato: «Non intendiamo licenziare nessuno. Al contrario di ciò che ha fatto Renzi, che ha assunto senza criterio, svilendo gli insegnanti, noi vogliamo assumere sulla base del fabbisogno reale». E i capigruppo Daniele Pesco alla Camera e Vilma Moronese al Senato attaccano: «Le assunzioni di cui si vanta oggi erano soltanto un atto dovuto, arrivato peraltro con notevole ritardo, dopo decenni di abuso dei contratti a termine nel comparto scolastico. Il Pd ha realizzato un piano di assunzioni scriteriato che ha svilito la professionalità dei precari storici costringendoli a fare i tappabuchi e i jolly alla mercé dei dirigenti scolastici o trasferendoli a migliaia di chilometri da casa attraverso un algoritmo impazzito».
Nel frattempo l’unica certezza è che le trattative per il rinnovo del contratto scuola stentino a decollare verso una possibile intesa. L’istruzione sarà uno dei nodi da sciogliere per un reale rilancio del sistema Italia: quale sarà la ricetta del nuovo governo per la scuola? Quella del Pd che promette più fondi per il merito dei docenti? Chiamata diretta da migliorare (Lega), rilanciare con retribuzioni differenziate (Forza Italia) o da abolire (Cinque Stelle, ma anche Liberi e Uguali)? E se tutti sono più o meno d’accordo sulla necessità di potenziare l’istruzione tecnica, sul’alternanza scuola-lavoro c’è meno consenso: Leu la proporrebbe su base volontaria, la Lega la rivedrebbe. Concorsi su base regionale (Forza Italia), nazionale, chiudendo le Gae (Pd), stabilizzazione pluriennale dei docenti precari e, soltanto in seguito, l’avvio dei concorsi (Leu)? Persino sulla sperimentazione dei licei a 4 anni i partiti si azzuffano. Gli insegnanti, in vista dell’appuntamento elettorale del 4 marzo, non esitano a togliersi qualche sassolino dalle scarpe via social network.

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Crollo al liceo Virgilio, cade una tegola dal tetto: studentessa ferita

Next Article

Prof. del Massimo confessa abusi: "Ero innamorato"

Related Posts
Leggi di più

Via libera del Senato al ddl Valditara sul voto in condotta

Fortemente voluto dal ministro dell'Istruzione, il ddl prevede diverse novità relative al comportamento degli studenti: bocciatura con il 5 in condotta, 'esamino' con il 6 e sanzioni in caso di violenze. Il provvedimento passerà adesso alla Camera