L’Italia è tra i Paesi europei che ha chiuso di più le scuole in epoca Covid. A certificarlo è l’Unesco che ha evidenziato come da settembre 2020 a giugno 2021 le aule delle scuole italiane siano state sbarrate (in tutto o in parte) per ben 39 settimane (pari merito con la Germania) contro le 12 della Francia e le 15 della Spagna.
Dati che la dicono lunga sulle ore di didattica in presenza all’interno delle nostre scuole che sono state perse lo scorso anno e che, per fortuna, al momento sembrano essere limitate nel nuovo anno scolastico visto che i dati sulle vaccinazioni stanno tenendo sotto controllo il livello dei contagi all’interno delle classi.
A confermarlo è anche Luca Richeldi, direttore UOC di Pneumologia della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, che questa mattina intervenendo alla trasmissione “Agorà” su Rai Tre ha confermato come l’apertura delle scuole non abbia inciso in modo negativo sull’andamento dei contagi. “Più vaccinati ci sono e più siamo al sicuro. Alcuni paesi, come il Portogallo, ne hanno più di noi, ma la situazione vaccinale in Italia è buona: l’apertura della scuola è stato un evento ben gestito, che non ha portato a grandi incrementi di contagi, e sono partite le terze dosi per i pazienti più fragili e ultra 80enni. Le persone vaccinate ha la metà di probabilità di sviluppare il Long Covid e, se infette, a parità di carica virale, contagiano meno”.
Dati incoraggianti anche in vista della terza dose? “È una prospettiva abbastanza concreta e probabile che di qui all’anno prossimo riusciremo a coprire tutta la popolazione con la terza dose, perché i dati sono incoraggianti. È, non solo sicura, ma efficace a ridurre ancora di più i tassi di ospedalizzazione” ha concluso.