Lettera aperta a Matteo Renzi: “La scuola non è uno slogan”

lettera aperta a Matteo Renzi

Renzi va a scuola e gli studenti non si fanno trovare impreparati. Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta dagli studenti e indirizzata al neo premier. 

L’Italia ha urgenza di cambiamento, la grave crisi economica e sociale, e la sfiducia crescente nella capacità della politica di essere concretamente utile e incisiva, impongono di concentrarsi su alcune priorità indispensabili, e l’Istruzione è certamente una di queste. Duramente colpite dalle riforme e dai tagli continui degli anni passati, Scuola e Università pubbliche sono state, per di più, oggetto di campagne mediatiche, strumentali ma efficaci, volte a dipingerle come covi di privilegi, inutili centri di sperpero del denaro pubblico. Questa visione è profondamente miope, oltre che sbagliata, perché ignora il ruolo essenziale che l’istruzione e la ricerca possono avere nel ridare prospettive ai giovani, producendo innovazione, garantendo mobilità sociale, arricchendo il nostro Paese di cultura, idee e capacità. Il Presidente Renzi ha scelto, in modo certamente simbolico, di trascorrere il primo giorno dopo la Fiducia delle Camere in una scuola; ma l’Istruzione pubblica non è una vetrina e davvero non ha più bisogno di slogan, perché non ha più occasioni da perdere.

Se davvero il Premier e il Governo sentono quell’urgenza di cambiamento, scrivono i ragazzi della Rete di Studenti Medi e del’UDU, allora assumano le priorità inderogabili degli studenti, e realizzino le nostre otto proposte per Scuola e Università:

1.Attuare la Costituzione, garantire il Diritto allo Studio. La nostra Costituzione garantisce il Diritto allo Studio per studenti privi di mezzi, ma questa previsione si scontra con la realtà di un sistema pesantemente sottofinanziato, in cui investiamo meno della media europea. Mancano fondi e norme adeguate sia per gli studenti medi che per quelli universitari e, di fatto, il diritto di accedere all’istruzione, a prescindere dalle proprie condizioni socio economiche di partenza, non è garantito.

Siamo convinti che sia necessaria una legge nazionale sul diritto allo studio che dia a tutti le stesse possibilità di partenza, da Bolzano a Palermo e che sia in grado di contrastare entro il 2020 gli effetti della dispersione scolastica sul sistema d’istruzione. Crediamo che questa legge debba mettere le regioni nella condizione di offrire Livelli Essenziali delle Prestazioni per tutti gli studenti e per tutte le studentesse del paese.

Nelle università la situazione non cambia. Ogni anno neghiamo a decine di migliaia di studenti, per mancanza di fondi, la Borsa di Studio cui avrebbero diritto. E’indispensabile integrare il Fondo Nazionale almeno fino alla copertura totale delle Borse, per eliminare questa vergogna, tutta italiana, degli idonei non beneficiari. Ma le risorse non bastano: serve definire Livelli Essenziali delle Prestazioni ampi e inclusivi, che riflettano le esigenze concrete della condizione studentesca, e un sistema integrato di servizi, in grado di rispondere a quelle esigenze.

2.Intervenire sull’Edilizia scolastica, davvero. Dalla XIV edizione di Ecosistema Scuola, il rapporto annuale sulla qualità dell’edilizia e i servizi scolastici di Legambiente, è emerso che oltre il 60% degli edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica, il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% sono prive del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi. Sono troppe le inadeguatezze da fronteggiare che accomunano il Nord e il Sud del Paese e che proprio nel Sud del Paese risultano maggiormente accumulate. I dati ci indicano infatti che i finanziamenti necessari per risistemare almeno le strutture scolastiche più urgenti corrispondono ad un miliardo e mezzo. Se poi ipotizziamo di dotarci di strutture che funzionino veramente, allora la cifra sale, vertiginosamente, a 20 miliardi. Questa situazione non è assolutamente più sostenibile e abbiamo a più riprese denunciato la carenza di finanziamenti e di piani strutturali che rendano le nostre scuole spazi a misura di studente in cui non si rischi la vita quotidianamente.

3.Superare il numero chiuso, per sbloccare il sistema. A dispetto dello stereotipo secondo cui sarebbero troppi, l’Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di giovani laureati. Nonostante questo, il 57% di tutti i corsi di laurea delle nostre Università è a numero chiuso. La contraddizione evidente di questi due dati è un chiaro segnale che abbiamo perso la capacità di progettare il futuro, in favore di una vuota retorica del merito, completamente scollegata dalle condizioni reali del sistema.

Ogni anno migliaia di studenti provano i test d’accesso ai corsi a numero programmato, affidando il proprio futuro ad una vera e propria lotteria, falsata da continue irregolarità; un meccanismo mal funzionate e iniquo, rispetto al quale il disastro del bonus maturità, è solo la punta dell’iceberg.

A fronte delle reali capacità del sistema e del mercato del lavoro, gli accessi programmati nazionali rispondono soprattutto a interessi corporativi e all’incapacità di programmare adeguatamente le risorse e gli investimenti. E’ necessario superare una volta per tutte un sistema che palesemente non funziona e che nega, a migliaia di studenti, la possibilità di scegliere liberamente del proprio percorso, in base alle proprie capacità e ambizioni.

 

4.Riformare i cicli per contrastare l’abbandono e orientare al futuro. Noi studenti siamo assolutamente convinti che vadano garantite le conoscenze di cittadinanza a prescindere dalla scuola e dal percorso scelto. Siamo convinti, oltretutto, che la standardizzazione dei corsi sia la negazione di un serio ampliamento dell’offerta formativa delle nostre scuole e che non valorizza veramente le molteplici attitudini che gli studenti dovrebbero poter coltivare. Oggi siamo costretti a scegliere il nostro percorso formativo, già drasticamente canalizzato, a 13-14 anni. I sistemi di passerelle da un percorso all’altro sono decisamente limitati e gli studenti si trovano a scegliere il proprio futuro precocemente con scarse possibilità di cambiare la propria scelta. Riteniamo fondamentale rendere consapevole la scelta del proprio percorso formativo per abbassare la percentuale dell’abbandono scolastico. Non è un dato casuale che il 13,3% degli studenti, infatti, abbandonino la scuola proprio al primo anno.

La nostra proposta si sviluppa a partire dalla richiesta di un biennio unitario. Vogliamo che i primi due anni di scuole superiori siano uguali in ogni indirizzo, in maniera da rendere uguali le conoscenze di cittadinanza date ad ogni studente e posticipare la scelta del proprio futuro per renderla maggiormente consapevole.

 

5. Una tassazione equa e progressiva. Dopo Regno Unito e Paesi Bassi, siamo il Paese con le tasse universitarie più alte in Europa. La contribuzione studentesca è cresciuta negli ultimi anni del 60% e il 53% dei fondi totali per le Borse di Studio provengono dalla specifica tassa pagata dagli studenti.

Questi dati sono ancor più gravi perché, in un momento di crisi economica, significano l’espulsione di migliaia di persone dai percorsi di studio, per l’impossibilità di sostenerne il peso economico. A questo si aggiunge una forte differenziazione tra Atenei, che crea diseguaglianze e disparità territoriali, cui generalmente corrisponde un’inaccettabile disomogeneità nella qualità de servizi offerti agli studenti.

E’ il momento di rivedere il sistema di tassazione in un’ottica omogeneità, equità e progressività, alleggerendo il peso sui redditi intermedi, ed esentando le fasce più deboli.

6. La Rappresentanza studentesca per una Scuola realmente democratica. Crediamo profondamente nella Rappresentanza Studentesca come riconoscimento del valore sociale degli studenti, strumento di tutela dei diritti e di miglioramento della condizione studentesca. Inoltre, siamo convinti che essa, in quanto sistema di democrazia rappresentativa applicata, sia il miglior modo per apprendere le basi della democrazia e della cittadinanza attiva, parte fondamentale del ruolo educativo della Scuola. La nostra proposta di riforma della Rappresentanza Studentesca va nella direzione di rendere gli studenti maggiormente partecipi dei processi decisionali.
Il sistema nazionale di rappresentanza studentesca presenta molti difetti, problemi e lacune: l’assenza di una sistematica informazione e formazione, la mancanza di reali poteri e spazi decisionali, la mancanza di risorse, di strumenti e di rappresentatività di alcuni organi. Lo Stato riconosce il diritto alla rappresentanza, ma molto spesso lascia la componente studentesca priva delle competenze necessarie per esercitarla: infatti, se gli studenti non ne conoscono significato, compiti e funzioni non possono comprenderne l’importanza. Informazione e formazione alla rappresentanza e alla cittadinanza attiva sono le basi su cui costruire un modello scolastico veramente partecipato, garantendo democrazia.

7.La Carta dei Diritti degli Studenti e delle Studentesse.Nel 2011 il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ha approvato la Carta dei Diritti, uno strumento che raccoglie i diritti e le tutele minime per gli studenti universitari spesso non riconosciuti all’interno del mondo accademico.

Questo strumento è indispensabile per realizzare una comunità accademica realmente democratica, tanto più nell’università “gelminiana”, dove gli spazi di rappresentanza e democrazia si sono ristretti, chiediamo che quella carta e quei diritti siano garantiti ed estesi, a livello nazionale, a tutte le studentesse e tutti gli studenti universitari del nostro Paese.

 

8. L’istruzione e il mondo del lavoro. 19% di abbandono scolastico, 35% di disoccupazione giovanile, 2.000.000 di NEET. Sono le cifre, ormai note, del profondo disagio sociale delle nostre generazioni. L’istruzione può, e deve essere, uno degli strumenti per restituire un futuro a milioni di giovani.

Troppo spesso l’alternanza, e le esperienze professionalizzanti, si concretizzano in semplici strumenti di sfruttamento, privi di valore formativo e di prospettiva. E’ indispensabile che il rapporto tra l’istruzione e il lavoro si fondi su percorsi caratterizzati da un alto valore formativo e dalla tutela dei diritti. Servono strumenti che mettano gli studenti nelle condizioni di orientarsi e di scegliere coscientemente, senza dover affrontare una scelta precoce ed obbligata.

Rete degli Studenti Medi

Unione degli Studenti

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