Lettere alla Sapienza:il buio prima dell'alba

Sono le nove di sera di una calda serata di luglio. L’ora è scoccata. Si apre la prima sessione notturna di esami, alla facoltà di Lettere della Sapienza. Fuori dalla Facoltà si alternano letture di poemi classici e contemporanei che evocano la notte. Una lunga fila d candele illumina il percorso verso l’edifico delle “arti liberali”: 40 professori e 270 studenti animano il piano terra della Facoltà in un clima di pacifica protesta nei confronti di una condizione universitaria che sembra non lasciare spazio al futuro e al progresso scientifico e culturale.

Sono le nove di sera di una calda serata di luglio. L’ora è scoccata. Si apre la prima sessione notturna di  esami, alla facoltà di Lettere della Sapienza. Fuori dalla Facoltà si alternano letture di poemi  classici e contemporanei  che evocano la notte.  Una lunga fila d candele illumina il percorso verso l’edifico delle “arti liberali”: 40 professori e 270 studenti animano il piano terra della Facoltà in un clima di pacifica protesta nei confronti di una condizione universitaria che sembra non lasciare spazio al futuro, al progresso scientifico e culturale.
“Blocco del turn over dei docenti, tagli ai fondi per la ricerca e per la didattica, condizione contrattuale dei ricercatori del 3+3,  abilitazione nazionale per  l’insegnamento  a cui segue comunque un concorso bandito a livello di dipartimento per l’assegnazione di una cattedra”, tra gli articoli “ non conformi” al benessere dell’istruzione, affermano docenti e studenti.  “Cambiare tutto affinché resti tutto uguale” dichiara amaramente una giovane donna che ha appena terminato di declamare un passo del libro IV dell’Eneide.
Un coro unanime, sereno e deciso invoca una revisione dei parametri, previsti dalla legge finanziaria e dal ddl Gelmini che minacciano la chiusura di molte discipline. Alcuni studenti avevano chiesto di sostenere gli esami in luoghi pubblici, quali il Colosseo per rafforzare la visibilità della loro situazione. Molti di loro temono che tra qualche giorno, si spengano i riflettori sulla loro manifestazione “all’ombra”.  Sperano in un cambiamento, ma dalle loro parole traspare sgomento e sfiducia nei confronti di paese che si mostra indifferente  al richiamo dell’educazione e la cultura.
Come si è giunti al 13 luglio 2010, prima notte degli esami, chiediamo alla prof.ssa Laura Faranda, docente di Antropologia e  ideatrice dell’evento educativo. “Dalla volontà di condivisione con i ragazzi del momento di grande disagio che stanno vivendo. Non li vogliamo vedere ostaggi di un futuro bloccato. Invertire il giorno con la notte, è una protesta “dolce” dalla forte valenza simbolica: il buio precede l’ora più chiara del giorno: l’alba”.  Non ci sono baroni, seduti  tra i tavoli improvvisati per gli esami al buio, ma docenti che affiancano i loro studenti con il loro lavoro costante e quotidiano.
“E’ emblematico che la manifestazione si svolga proprio in una facoltà umanistica, continua la prof.ssa Faranda, mi lasci rivendicare un’eccellenza formativa  a cui viene negato il diritto all’occupazione. Formiamo insegnanti per una scuola che gli sbarra il percorso professionale. Quale è il futuro  di un insegnante, di un archeologo, di un addetto ai beni culturali, di un antropologo che in una società multicultural è deprivatao dalle condizioni per andare ad operare e supportarla con la propria professionalità? L’ombra lunga del disagio si è estesa”.
La voce della professoressa è pacata, ma ferma e volitiva. I suoi occhi emanano una luce soffusa che invita alla resistenza non violenta: “Vediamo la complicità degli studenti; una dichiarazione solidale che non può che essere il primo passo, la prima notte”.
Che si aspetta da questa singolare sessione di esami, chiediamo. “ Una mobilitazione intergenerazionale. Un incontro ravvicinato tra padri e figli. Quei padri che affrontano ogni sacrificio per mandare il proprio figlio all’università. Una sensibilizzazione sociale, un risveglio civile”.
L’audacia della speranza si conferma ancora motore primo dei nostri pensieri e dele nostre azioni.
Amanda Coccetti

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  1. Mi associo alle parole della prof.ssa Faranda quando fa riferimento al risveglio civile e alla sensibilizzazione sociale. Così come mi associo alle bellissime parole di chiusura dell’articolo. Che l’audacia della speranza si confermi motore primo e non solo in ambito universitario.

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