L’energia solare che genera lavoro

Sconfiggere la crisi a colpi di raggi di Sole. Questo potrebbe essere il mantra del nuovo decennio: verde uguale prosperità. È una scommessa, giocata al tavolo del futuro da tantissime agenzie formative italiane. È il caso del Politecnico di Torino, nel quale è stato recentemente aperto il corso di laurea in ingegneria energetica.

Sconfiggere la crisi a colpi di raggi di Sole. Questo potrebbe essere il mantra del nuovo decennio: verde uguale prosperità. È una scommessa, giocata al tavolo del futuro da tantissime agenzie formative italiane. È il caso del Politecnico di Torino, nel quale è stato recentemente aperto il corso di laurea in ingegneria energetica.
Uso razionale dell’energia, ricerca e innovazione per le fonti energetiche fossili, per le energie rinnovabili e per quella nucleare, pianificazione e gestione degli usi finali: eccolo il piano di studi dell’ingegnere del futuro. Ci credono anche a Cagliari, dove la “Ingegneria Energetica” è il titolo, stavolta, di un corso di laurea specialistica. Ed anche a Roma, dove la Sapienza propone un master in “management dell’energia e dell’ambiente”.
Insomma: svolta verde. Supportata dai dati di alcune ricerche sul settore. Quella dell’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori), ad esempio, afferma netta: “Proteggi l’ambiente e trovi lavoro”. L’ISFOL infatti calcola che l’80,6% dei partecipanti a master formativi in ambito ambientale ha già trovato un impiego di alto profilo ad un solo anno dal completamento. Non solo: i green jobs aiutano pure a conseguire la parità di genere. Le donne infatti fanno più carriera negli uomini quando c’è di mezzo lo sviluppo sostenibile. Il 57.8% delle donne contro il 35.3% degli uomini, infatti, ricopre posizioni di livello medio alto nel settore verde, dato in totale controtendenza con l’economia “normale”.
Altro dato in controtendenza: nel verde, il 68% degli occupati ha trovato una collocazione nel mondo del lavoro corrispondente al livello formativo acquisito (per comprenderne la portata rivoluzionaria, basterebbe chiedere alla laureata in filosofia che ci risponde al call center del nostro operatore telefonico costretta a sorbirsi le nostre petulanti lamentele).
Ampliamo lo sguardo. Per farlo, diamo un’occhiata allo studio del WWF “Low carbon jobs for Europe”. Lo studio mostra che già adesso, già ora almeno 3.4 milioni di posti di lavoro nel vecchio continente son direttamente legati alla green economy. Tanto per dare un termine di paragone: il medesimo studio calcola in 2.8 milioni i lavoratori “inquinanti”, quelli cioè impiegati in attività estrattive, industrie del cemento, del ferro e dell’acciaio. Non solo: da qui al 2020 (calcolo compreso nello studio per una “Advanced Renewable Strategy”, commissionato dall’UE) l’economia verde sarebbe pronta a dare lavoro ad altri 2.5 milioni di persone. Guardando alle singole nazioni, l’entusiasmo scema. Germania e Spagna sono sul podio.
L’Italia, intanto, si permette di arrancare. Nel solare fotovoltaico, ad esempio, in Italia sono occupate 1700 persone. In Germania ci campano 42000 famiglie. 26800 quelle dei colleghi spagnoli. Insomma: stiamo male. Abbiamo la crisi sulle spalle. Per lanciare il cuore oltre l’ostacolo dobbiamo scommettere sull’ambiente. Posti di lavoro e aria pulita: cosa possiamo volere di più?

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