Pubblichiamo uno stralcio dell’editoriale firmato dal direttore Mariano Berriola e pubblicato sul nuovo numero del magazine in edicola.
Abolizione del valore legale del titolo, nuove modalità di reclutamento della docenza, nuova governance, valutazione indipendente della didattica e della ricerca, questi i punti fondamentali di cui intendo parlare. L’attenzione sul mondo dell’università ha raggiunto in questi giorni il suo acme. Sia per le tante manifestazioni di protesta che stanno interessando l’intero Paese, sia per la partecipazione al dibattito di tanti interlocutori che lanciano al ministro Gelmini proposte per il cambiamento.
Mi sembra importante sottolineare che il quadro generale si stia pian piano modificando e evidenziare l’apertura da parte del governo di una finestra di dialogo. Sono da apprezzare i primi frutti di questa disponibilità.
In primis per l’innalzamento del tetto sulle nuove assunzione che riguarderanno per lo più ricercatori e poi per le risorse destinate al diritto allo studio. Centotrentacinque milioni di euro grazie ai quali, come accade in tutti i paesi civili del mondo, tutti gli aventi diritto ad una borsa di studio saranno soddisfatti, superando così il paradosso di non vedere coincidere idonei ed assegnatari. Altro piccolo passo, la ricomparsa di qualche risorsa per l’edilizia universitaria prima azzerata; una sessantina di milioni che non serviranno a modificare più di tanto una classifica mondiale che ci vede molto indietro sulle residenze universitarie e più in generale sui servizi, ma è sempre meglio di niente.
La Gelmini ha l’opportunità storica di poter dare all’università italiana quella fisionomia e quell’organizzazione che rimetterebbe in sesto se stessa e evidentemente anche il Paese.
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