In che direzione si sta muovendo il mercato del lavoro tra la riforma del Titolo V della Costituzione, il Jobs Act e la radicale trasformazione della governance dei servizi pubblici. A discuterne, tra gli altri, alla Facoltà di Economia della Sapienza – in occasione della presentazione del libro “La nuova governance dei servizi per il lavoro” dell’assessore al lavoro della Regione Lazio Lucia Valente – l’autrice e Maurizio Del Conte, neo presidente dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro
ROMA – Far coesistere pubblico e privato, garantire trasparenza a un mercato del lavoro oggi ancora troppo frammentato e far funzionare quello che già c’è, evitando sprechi e duplicazioni. Così Maurizio Del Conte, neo presidente dell’Anpal (l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro), racconta la grossa sfida che a giugno lo attende. “Finalmente – spiega – abbiamo la cabina di regia, uno strumento informativo unico a disposizione di chi ha perso il lavoro e cerca un impiego”.
“Ogni disoccupato avrà diritto all’assegno di ricollocazione e potrà usufruire dei servizi messi a disposizione dalle varie strutture territoriali – spiega Del Conte in occasione della presentazione del libro dell’assessore – ma se queste non produrranno dei risultati non verranno remunerate. Basta, infatti, con i casi Alitalia: troppi soldi per i cassintegrati e per tempi troppo lunghi. Oggi le risorse scarseggiano e vanno fatte delle scelte, ma cambiare strada è possibile. Ricordiamoci, ad esempio, che spendiamo 25 miliardi di euro in politiche passive e 5 in politiche attive, un rapporto di sei a uno”.
A spiegare come cambierà la governance dei servizi pubblici per il lavoro, con l’istituzione dell’Anpal, anche l’assessore regionale Lucia Valente. “Gli operatori privati, così come già succede nella Regione Lazio, avranno un ruolo di primo piano che si dovrà ben coordinare con la ridefinizione della funzione dei centri per l’impiego. Un’altra sfida sarà l’assegno di ricollocazione, con il quale si cercherà di far dialogare le politiche attive e quelle passive del lavoro”.
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