L’appello delle associazioni: “Stanno uccidendo l’università”. Da oggi settimana di mobilitazione in tutti gli Atenei italiani

Stanno uccidendo l'Università

“Stanno uccidendo l’Università” – E’ questo il messaggio che le principali organizzazioni universitarie nazionali hanno lanciato per aderire alla settimana di mobilitazione, da oggi fino al 23 novembre, in occasione della quale si discuterà della situazione in cui versano gli Atenei statali italiani.

“L’allarme – scrivono in un comunicato – è a 360 gradi: borse di studio e immatricolazioni in calo, aumento delle tasse e dei corsi a numero chiuso, riduzione dell’offerta formativa, il blocco dei contratti e delle progressioni economiche, l’abilitazione scientifica impantanata, la mancanza di prospettive dei precari e degli strutturati a causa del congelamento del reclutamento e delle progressioni di carriera”. Contro la logica del “tutti-contro-tutti” – continua il comunicato -, si può rilanciare l’università solo se si uniscono gli sforzi di tutti coloro che vi lavorano e vi studiano.

Sono due gli inviti durante la settimana di mobilitazione: in primis a tutti i docenti, affinché dedichino parte delle loro lezione a discutere insieme agli studenti sulla situazione dell’università e – in secondo luogo – agli Organi d’Ateneo, perché si pronuncino sullo stato dell’Università.

“L’Università tutta è sotto attacco – scrivono ancora le associazioni – e a essere pesantemente danneggiati non sono solo coloro che vi lavorano e vi studiano, ma l’intero Paese, che rischia di perdere lo strumento principale per la sua crescita culturale, sociale ed economica e di arretrare anche sul piano della sua tenuta democratica. Insomma, si vuole tornare a una Università di élite, frequentata solo da chi se lo può economicamente consentire.

“Con la scusa dell’autonomia responsabile, della meritocrazia e della competizione, si vorrebbero nascondere i tagli, lo svuotamento del diritto allo studio, l’espulsione di migliaia di lavoratori precari, l’azzeramento della ricerca, il blocco delle carriere e delle retribuzioni”.

“Gli studenti sono il principale bersaglio di questo piano di devastazione dell’Università: calano le immatricolazioni e aumentano i corsi a numero chiuso, si aumentano le tasse mentre si riducono i fondi per le borse di studio, gli alloggi e le biblioteche, si restringe e si dequalifica l’offerta formativa. E tutto questo accompagnato dalla crescente volontà di cancellare il valore dei titoli di studio, abolendo il valore del voto di laurea e introducendo anche all’Università gli inaffidabili e fallimentari test TECO-INVALSI”.

“I docenti-ricercatori precari, che danno un notevole contributo allo svolgimento della ricerca e della didattica, svolgendo spesso gli stessi compiti dei docenti di ruolo, sono stati tenuti in uno stato di incertezza e di subalternità (condizioni opposte a quelle ritenute necessarie anche dalla Comunità europea) e per loro non è previsto alcun serio sbocco nella docenza di ruolo e solo ad alcuni di loro si offre di prolungare il loro stato di precarietà”.

“I docenti di ruolo, professori e ricercatori, vedono sempre più aumentare il proprio carico di lavoro e diminuire i fondi per la ricerca e la didattica, mentre la loro retribuzione è stata bloccata. Anche le promozioni sono state bloccate con la farsa delle abilitazioni nazionali, ridicolizzate da una gestione maldestra e pasticciata da parte del Ministero e dell’ANVUR, con l’indubbio risultato di marchiare i non abilitati (“disa-abilitati”) e di ammucchiare gli abilitati in liste in attesa di una chiamata che dipenderà dalla (in)disponiblità dei fondi e dalla volontà degli Atenei”.

“Tutto questo può spingere alla logica del “tutti contro tutti”, nella speranza di  scamparla da soli: il singolo ateneo, la singola struttura, la singola categoria, il singolo. Al contrario, solo se si uniscono tutti coloro che lavorano e studiano può realizzarsi un’efficace opposizione al progetto di demolizione dell’Università italiana e si può rilanciare questa Istituzione, strategica per l’intero Paese”.

“Bisogna che tutti prendiamo consapevolezza dello stato drammatico nel quale è stato ridotto il Sistema universitario – concludono le associazioni – e della necessità e urgenza di forti iniziative unitarie per il necessario rilancio dell’alta formazione e della ricerca”.

L’appello è firmato da ADI, ADU, ANDU, ARTeD, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico Impiego,  CoNPAss, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN-Universitas News, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA. L’obiettivo comune, entro la fine dell’anno, è quello di arrivare a una manifestazione nazionale.

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