L’addio di inglesi e dell’Inter affossa la Superlega dei big Una figuraccia mondiale

Il dietrofront dei club d’Oltremanica dopo la rivolta dei tifosi e un coro unanime di no. Ma il calcio deve risolvere i suoi problemi

Il dietrofront dei club d’Oltremanica dopo la rivolta dei tifosi e un coro unanime di no al progetto del campionato d’élite. Ma il calcio deve guardarsi dentro per risolvere i suoi problemi

Lanciata e già finita. La SuperLega ha continuato a provarci e a lottare con Andrea Agnelli e la Juventus ancora in prima fila, ma si è arresa irrimediabilmente. Il campionato d’élite, a numero quasi chiuso e soldoni da far girare ha scatenato le proteste di tre quarti di mondo pallonaro e non. Decisive le defezioni: via le inglesi e passo indietro anche dell’Inter.

LA SUPERFUGA E LA FIGURACCIA MONDIALE

Sulla carta restavano solamente Juve e Milan in ballo per l’Italia, e le tre spagnole Real, Barcellona e Atletico Madrid, mentre dall’Inghilterra era arrivato il bis calcistico della Brexit. Dal Chelsea al Manchester United marcia indietro, scuse ai tifosi e in qualche dimissioni dei dirigenti. Una figuraccia planetaria che sui social trasforma la Superlega in Superfuga o viene fatta a fette con l’ormai iconico e immancabile “So Lillo”.

AGNELLI DIFENDE IL PROGETTO: PARLIAMO AI GIOVANI

Sulle colonne di Repubblica, intervistato dal direttore Maurizio Molinari, Andrea Agnelli però aveva rilanciato il progetto, prima delle defezioni. “Avrà successo al 100%” diceva, tendendo comunque una mano a Fifa e Uefa, le federazioni internazionali da cui i 12 club fondatori avrebbero dovuto divincolarsi e parlando al mondo dei giovani. “Dobbiamo recuperare interesse nella fascia dai 16 ai 24 anni, si tratta di ragazzi non più legati a fattori campanilistici come le nostre generazioni” ha detto Agnelli, sottolineando la necessità di creare uno spettacolo al massimo livello.

PERCHE’ NO

E’ stato un coro di no che in 48 ore ha consigliato ai club inglesi e all’Inter di fare dietrofront. Grandi campioni, le società più piccole, e poi la politica. Anche l’Europa si è schierata contro con le sue istituzioni. I capi di stato hanno bocciato il progetto. ma soprattutto i tifosi, che hanno gridato alla vergogna. “il calcio dei ricchi” lo slogan dei contrari. Il progetto prevede infatti un campionato elitario di 20 squadre, 15 delle quali accedenti per diritto e indipendentemente dal risultato dei campionati nazionali. Gli altri 5 posti a invito sulla base invece dei piazzamenti. “Così si si uccidono la passione e i sogni dei bambini, la favola di Davide che batte Golia” è più o meno questa l’obiezione. Mentre i club più piccoli temono la svalutazione dei campionati e chiedono di lasciare fuori i club che sono pronti a farsi il loro campionato snob.

PERCHE’ SI’

L’idea di una SuperLega nasce dalla crisi delle società sportive, acuita dalla pandemia. la possibilità di introiti per un torneo europeo di sole grandi firme sarebbe di gran lunga superiore a quelli garantiti ai club dalla Uefa. La presenza di un partner come Jp Morgan, pronto a garantire in avvio 3,5 miliardi, una certezza a cui non si potrebbe dire di no. Stabilità e sostenibilità sono i problemi del calcio e delle sue società, che gli organismi internazionali e locali delle federazioni ufficiali non sono mai stati in grado di affrontare. Il modello della Eurolega nel basket, stessa genesi e progetto simile, funziona da vent’anni sia sul piano economico e soprattutto su quello tecnico, dove i club sono stati capaci di creare uno spettacolo di altissimo livello. E i campionati nazionali, in cui le scissioniste vorrebbero continuare a giocare, non ne risentono, anzi ne hanno guadagnato in incertezza – l’Armani Milano ha vinto tre scudetti in sei anni, senza aver sempre dominato insomma, e oi finali tiratissime – e in qualche caso anche in termini di livello medio più alto.

COME FINIRA’

La defezione di oltre la metà delle squadre, la reazione del pubblico, la mano tesa di Agnelli a Uefa e Fifa, che nel frattempo stanno cercando di capitalizzare la vittoria preparando il terreno a una tregua favorevole, hanno portato allo stop del progetto. Anche Agnelli alla fine si è arreso: “Non si può fare un torneo in sei squadre”. Ma il mondo del calcio adesso dovrà guardarsi dentro e decidere quale strada prendere, perché la passione, da sola e sempre forte, potrebbe non bastare più in futuro.

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