La scuola senza voti del liceo Morgagni. Parlano gli ex studenti: “Oggi siamo più preparati all’università”

Il docente: “I voti li mettiamo alla fine, durante l’anno solo descrizioni formative e orientative che accompagnano lo studente nel suo percorso”

La volutazione fatta con un giudizio scritto invece che numerico. “Si tratta di una scuola senza voti in cui ogni tipo di valutazione è fatta con un giudizio scritto, esplicativo di quello che è andato bene e che è andato male, e dove si può migliorare”, afferma all’Ansa la studentessa dell’Università Cattolica di Roma, Sofia Schiavone.

Nessun voto

Il progetto nasce nel liceo scientifico Morgagni di Roma oltre sette anni fa, sostituendo alle valutazione numeriche delle “valutazioni formative o orientanti”. “Il modello consiste in vari aspetti che messi insieme creano un bel modello scolastico – afferma il prof. Enzo Arte, ideatore del progetto -. I voti vengono messi alla fine ma non durante il percorso scolastico. Si cerca quindi di orientare gli studenti durante il loro percorso”. Molto importante, spiega il docente, sono le autovalutazioni descrittive: “Dove prendono ancor di più coscienza di cosa sanno o no”. Poi ci sono anche delle valutazioni fatte tra studenti, in momenti di cofronto durante l’anno. “Secondo noi con questo metodo i ragazzi sono più sereni durante il percorso scolastico, vedendo delle frasi che lo accompagnano durante il suo percorso”.

Apprendimento inclusivo

Una scuola più inclusiva insomma, dove oltre al rapporto docente-studente è fondamentale il rapporto studente-studente e studente-classe. “Molte lezioni erano basate sull’apprendimento in gruppo – ricorda Sofia -, oppure team working, cooperative leraning, classe ribaltata, dove erano gli studenti che facevano le domande al docente. Questo a portato evidentemente una maggiore partecipazione della classe tutta e anche situazioni di magigor supporto personale a quegli studenti che avevano più difficoltà”. Insomma i docenti del Morgagni hanno cercato di applicafre quanto sempre di più prodotto in letteratura scientifica da pedagogisti, neuroscienziati e psicologi. “Ad esempio che l’apprendimetno tra pari funziona molto bene e quindi lasciamo molto spazio a loro per interagire”. I ragazzi migliori, però, non rimangono al palo, anzi “vengono spronati a migliorare le proprie capacità facendo dei tutoraggi mirati a chi ha più difficoltà”.

L’apprendimento passa, appunto, per la conoscenza dell’altro. E questo fin dai primi anni. “Al primo e al secondo anno facciamo solitamente una gita immersi nella natura, mare o montagna che sia, in cui i ragazzi non hanno smartphone o tablet, per conoscersi meglio”. Il progetto rimane sperimentale e su base volontaria, e a sceglierlo sono gli studenti. “Io neanche avevo scelto il percorso all’inizio – confida Gianluca Petrassi, studente di Economia alla Bocconi -, mi ci sono trovato e avevo addiritturta pensato di andarmene. Poi mi sono fatto convincere, anche perché avendo un’obbligatorietà di studio di tutti i giorni ma in maniera meno pesante, che poi veniva riaffrontata in classe il giorno dopo nei vari aspetti, ti invogliava ad organizzarti il pomeriggio e dedicare meno ore, ma più afficaci, allo studio”.

Un percorso diverso è possibile?

“All’inizio non è stato semplice perché io ero in una delle prime classi a sperimentare questo metodo”, dichiara Sofia. “Più che per gli studenti il problema era dei docenti che non erano totalmente parte del metodo e magari non erano d’accordo, quindi si creava una forma ibrida”. Man mano che passavano gli anni, però, il tiro è stato sempre più corretto. “Oggi i metodi di studio di quegli anni mi servono all’università e mi sento più preparata ad affrontare carichi di studio complessi”. Però, come ha ricordato il prof. Arte, il sistema italiano prevede ancora un’estrema rigidità riguardo il modello di valutazione scolastia, che spesso gli insegnanti, soprattutto quelli giovani che alle scuole medie e superiori non hanno studiato per fare questo specifico lavor, subiscono già nei primi anni senza possibili alternative.

LEGGI ANCHE:

Total
22
Shares
Lascia un commento
Previous Article

In 150mila per dire no alla "scuola del merito". Salta l'incontro con il ministro Valditara

Next Article

Gli studenti più bravi in matematica si trovano negli istituti tecnici. Liceali battuti

Related Posts