“Quando andavo a scuola, il 9 maggio, si osservava un minuto di silenzio in memoria di Aldo Moro: oggi non si fa più e la politica è bandita dalle scuole. Ma parlare di politica dentro le aule, nel suo significato più nobile, serve a formare cittadini consapevoli”. Lo ha scritto Alec Corlazzoli, che ha riportato l’attenzione su un tema sempre più attuale: la capacità delle istituzioni scolastiche ed universitarie di formare i giovani ad una giusta coscienza civica e politica.
In questo, la scuola sembra aver fino ad ora fallito. Nei giorni in cui i cittadini erano chiamati a votare, una maestra, Claudia Pepe, aveva lanciato un allarme su Facebook: aveva chiesto ai cittadini votanti di constatare in quale stato versino le scuole italiane, le cui strutture sono spesso disastrate.
Il problema, però, a quanto pare, non è solo esteriore: va ben oltre lo stato di abbandono in cui versano gli edifici.
Scuola e politica sembrano disinteressati alle loro sorti reciproche.
“Spesso i ragazzi sono ignari anche di fatti importanti della storia recente, non sanno neanche più chi sia Aldo Moro. Questa è la grande tristezza che possiamo attestare”, ha ribadito Corlazzoli. E ha aggiunto: “Quando andiamo a votare dobbiamo esprimere la nostra preferenza anche consapevoli della storia che abbiamo dietro. E allora, io spesso spiego ai ragazzini chi era Craxi e chi era invece Aldo Moro. Siamo andati anche in Via Fani a conoscere meglio la vicenda di Moro, attraverso i ricordi della sua famiglia. Ogni anno faccio anche una sorta di Consiglio Comunale in classe, e poi con i ragazzi andiamo davvero a fare i consiglieri comunali. I bambini si divertono un sacco”.
Educare alla politica sin da giovanissimi, dunque, dovrebbe essere la nuova e sempre più urgente istanza della scuola italiana.
AZ