La Normale di Pisa dice no agli accordi con Israele

A Pisa l’ateneo chiede al Maeci di “riconsiderare” la cooperazione. Il rettore Ambrosio non commenta ma fonti vicine a lui affermano che “il Senato accademico è espressione dell’ateneo”

Dopo Torino e Bari anche Pisa dice no al bando del mistero degli Esteri sulla cooperazione di ricerca con Israele in aree che potrebbero portare tecnologie per uso in guerra. Dopo una sessione del Senato accademico, infatti, la Normale di Pisa ha approvato una mozione in cui chiede al ministero di “riconsiderare” il bando scientifico 2024, emesso il 21 novembre scorso, in attuazione dell’Accordo di cooperazione industriale scientifica e tecnologica Italia-Israele. L’avviso pubblico, aperto a tutti gli atenei, è stato oggetto di protesta nelle scorse settimane come lo scontro all’Università di Genova che ha portato perfino ad insulti diretti al rettore Delfino o all’occupazione del Rettorato all’Università Sapienza di Roma. Fonti vicine al rettore Luigi Ambrosio contattate da Corriereuniv.it fanno sapere “che il Senato accademico è epsressione dell’ateneo”.

La mozione della Normale

L’ateneo toscano chiede “il rilascio degli ostaggi e un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza”, poi sottolinea “l’inaccettabile forma di punizione collettiva della popolazione palestinese” in atto da mesi. Inoltre, richiamando “l’articolo 11 della Costituzione” in cui l’Italia ripudia la guerra, la Normale “si impegna a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme oppressive, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento a Gaza”. E per questo si chiede al ministero degli Esteri di “riconsiderare il bando scientifico 2024”.

“Abbiamo preteso una presa di posizione chiara – dichiara a Corriereuniv.it Carla Bilotti, studentessa di Storia – e che seguissero azioni concrete, come quella contro il bando. Dal 23 febbraio abbiamo utilizzato ogni spazio di dibattito pubblico per far sentire la nostra voce”. Da Pisa si rafforza la voce degli studenti che proprio in questa città poche settimane fa avevano subito i manganelli delle forze dell’ordine proprio in protesta contro la guerra in Palestina mentre tentavano di entrare in quella piazza Cavalieri che ospita il gioiello dell’accademia universitaria italiana.

La lettera dei docenti a Tajani

Contro il bando già nelle scorse settimane duemile docenti e ricercatori italiana avevano inviato una lettera firmata al ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. “Il finanziamento potrebbe essere utilizzato per sviluppare tecnologia dual use, ovvero impiego sia civile che militare, e che la terza linea di finanziamento delle tecnologie ottiche potrebbe essere utilizzata per sviluppare strumenti di sorveglianza di ultima generazione, anche ad uso bellico”. E questo, secondo i firmatari, “aggraverebbe la responsabilità internazionale del nostro Paese poiché, nonostante le rassicurazioni del governo, l’Italia non sembra aver interrotto le esportazioni di armi verso Tel Aviv”. Tra i punti del bando c’è lo sviluppo di tecnologie legate a “ottica di precisione, elettronica e quantistica, per applicazioni di frontiera, come i rilevatori di onde gravitazionali di prossima generazione”. Il Maeci finanzierà il progetto al 50%, fino ad un massimo di 100mila euro.

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