La ministra Messa gela gli studenti: “Niente sconti sulle tasse universitarie per le lezioni online”

Nessuno sconto sulle rette universitarie per il periodo in cui gli atenei sono rimasti chiusi. “La didattica a distanza costa più di quella in presenza”.

Niente sconto sulle tasse universitarie. Chi si pensava che l’impossibilità di poter frequentare le lezioni in facoltà a causa delle restrizioni della pandemia da Coronavirus potesse significare tasse meno salate per gli studenti è destinato a rimanere deluso. A confermarlo è stata oggi la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa che, intervenendo dai microfoni di The Breakfast Club su Radio Capital, ha chiarito la posizione del Ministero su questo punto che tanto sta facendo discutere in alcune università e che è tra le rivendicazioni più ricorrenti tra gli studenti di mezza Italia.

“La didattica a distanza costa ancora più di quella in presenza perché bisogna infrastrutturare l’intero ateneo, dare collegamenti, mettere le lezioni online – ha messo subito le cose in chiaro la ministra Messa – Non è che la didattica a distanza non costi, gli edifici li dobbiamo mantenere lo stesso anche se sono vuoti. Stiamo valutando quanto è costato questo anno rispetto agli anni classici. Avere accesso ai corsi universitari anche online è costoso, ciò non toglie che dobbiamo cercare di minimizzare i costi per gli studenti”.

Insomma, una valutazione ci sarà e verrà fatta ma che questa possa portare ad alleggerire le rette universitarie sembra un’ipotesi davvero remota. Piuttosto gli obiettivi del Ministero sembrano essere diversi per poter garantire agli studenti un accesso all’università più equo. “Utilizzeremo i 15 miliardi del PNRR, tra risorse nazionali ed europee, per dare la possibilità a tutti gli studenti di iscriversi all’università, per le borse di studio, per le nuove competenze – ha chiarito la ministra Messa – Poi ci saranno molte risorse per la ricerca, sia ricerca di base, quella guidata dalla curiosità, sia la ricerca più applicata verso l’industria. Penso che i nostri corsi universitari riescano a formare bene. Dobbiamo però riuscire ad avere corsi universitari ancora più innovativi. Bisogna anche sapersi rivolgersi alle nuove sfide: la transizione ecologica, la transizione digitale richiedono competenze più trasversali rispetto a quelle del passato” ha concluso.

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