Italia-Africa, nel Piano Mattei 5,5 miliardi per investimenti e sviluppo

Cinque le priorità di intervento: salute, agricoltura, acqua, energia, istruzione. Faki (Ua):”Si passi dalle parole ai fatti”

Il futuro del continente africano al centro dell’agenda dell’Italia alla presidenza del G7 e del Piano Mattei con la sua dote iniziale di 5,5 miliardi di euro. L’Italia recupera il nome del fondatore dell’Eni e si pone come apripista in Europa di un processo di sviluppo fatto di sfide comuni.

A Roma si sono ritrovati 25 capi di Stato e di governo delle Nazioni africane, l’Unione Africana, oltre ai vertici dell’Unione europea: la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, quella del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e quello del Consiglio europeo, Charles Michel. E poi l’Onu, l’Fmi, fino alle Banche Multilaterali di Sviluppo. Domenica la cena al Quirinale offerta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ieri i lavori in Senato con la premier ad accogliere gli ospiti e a stringere mani per oltre un’ora prima di presentare la strategia italiana per l’Africa: “Il nostro è un piano concreto di interventi strategici, concentrato su poche, fondamentali, priorità di medio e lungo periodo, perché occorre dire basta anche alla logica delle risorse spese in miliardi di euro che poi non producono nulla”, ha spiegato Meloni.

Le priorità di intervento

Cinque le priorità di intervento: salute, agricoltura, acqua, energia e istruzione. Tutti concentrati per ora nel quadrante subsahariano e in quello nordafricano, con l’obiettivo di allargare il campo di azione e l’aggiunta di altri paesi, soprattutto quelli attraversati dai conflitti più sanguinosi dove scappano coloro che arrivano sulle coste europee. “Non si tratta di un piano concepito come una scatola chiusa, da imporre e calare dall’alto, come, dobbiamo dire, è stato a volte fatto in passato, perché anche il metodo deve essere nuovo – ha sottolineato la premier – Il Piano Mattei è pensato come una piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con le Nazioni africane”.

“Quello di oggi non è un punto di arrivo, ma un fondamentale momento di confronto con tutti i vertici del continente africano , per fare sempre di più”, ha sostenuto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Perché, ha ricordato, “le sfide globali sono tante e sempre più complesse”: tre guerre e l’escaletion in Mar Rosso hanno avuto gravi ricadute sull’Europa.

Il Piano Mattei

Il piano italiano parte con oltre 5,5 miliardi di euro, tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali, 3 miliardi arrivano dal Fondo italiano per il clima, 2,5 miliardi dalle risrose della cooperazione e sviluppo. L’Italia conta di mettere in campo, con Cassa depositi e prestiti, un nuovo strumento finanziario per agevolare gli investimenti privati nei progetti del piano, puntando al coinvolgimento delle istituzioni finanziarie internazionali. Tra i progetti c’è la realizzazione di un centro di formazione professionale sull’energia rinnovabile in Marocco, ci sono progetti sull’istruzione in Tunisia – dalla riqualificazione infrastrutturale delle scuole agli scambi tra studenti e insegnanti.

In Tunisia si lavora al potenziamento delle stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di otto mila ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare. In Costa d’Avorio l’obiettivo è migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari di cura, con un’attenzione particolari ai più piccoli, alle mamme e alle persone più fragili. In Algeria, invece, sarà avviato un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Mozambico sarà costruito un centro agroalimentare per valorizzare le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali. In Egitto si prevede di sostenere. in un’area a 200km da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione.

Nella Repubblica del Congo l’impegno è quello di costruire pozzi e reti di distribuzione dell’acqua, soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile. In Etiopia si avvierà un recupero ambientale che riguarderà alcune aree dello Stato attraverso la formazione e il sostegno tecnico delle Università locali. In ambieto energetico, la premier Meloni ha ricordato l’iniziativa in Kenya dedicata allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere fino a 400mila agricoltori entro il 2027.

Immigrazione

Tutto questo non viene fatto per buon cuore ma per ridurre le partenze e le morti nelle rotte dei migranti, proponendo un modello di sviluppo che garantisca “il diritto a non dover essere costretti a emigrare”. “L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa”, ha sostenuto Meloni. La migrazione è un “problema comune da risolvere” ma per l’Africa la perdita di “forza di lavoro nel pieno dell’età è un dramma, pregiudica la dignità dei nostri paesi” ha rimarcato il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki – “quello vero” è stata la battuta della premier ricordando la finta telefonata di due comici russi -. Intervendo a palazzo Madama, Faki nom ha risparmiato un appunto al governo: “Avremmo voluto essere consultati prima. L’Africa è pronta a discutere contorni e modalità dell’attuazione. Insisto sulla necessità di passare dalle parole ai fatti, non ci possiamo accontentare di promesse, spesso non mantenute”.

Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “il nuovo Piano Mattei rappresenta un contributo importante alla nuova fase di collaborazione con l’Africa”, e si integra con il Global Gateway Europe messo in campo dalla Ue, 150 miliardi di investimenti per l’Africa. “Possiamo realmente fare la differenza nell’energia e nel clima, nelle competenze professionali, nel contrasto alle migrazioni illegali. Questo è un momento di intensa e rinnovata cooperazione tra Africa e Europa”.

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