“Emozione e grande responsabilità a sedere sulla poltrona che fu di Volterra e Marconi – esordisce il nuovo Presidente del Cnr, Massimo Inguscio, intervistato ai microfoni di Rai Scienze lo scorso 1 marzo – Il mio obiettivo è ottimizzare le risorse. Liberare la ricerca dai vincoli burocratici, dare spazio alla gioventù perché la ricerca la fanno i giovani con la loro creatività”.
In un periodo caldissimo per la ricerca scientifica italiana, il neo eletto Presidente del Centro nazionale delle ricerche ammette l’empasse in cui è caduto, da anni, il più importante Ente scientifica italiano: “Il Cnr è arrivato a una situazione anomala, quasi imbarazzante – attacca Inguscio – Spendere quasi tutto in stipendi significa non avere soldi per fare politica scientifica di Ente, come ad esempio dotare i giovani di piccoli finanziamenti di start up o slanciare idee di nuova progettualità”.
Non solo giovani, ma anche possibilità di valutazione e, quindi di azioni mirate: “Adesso vanno operate delle scelte, investire sui settori più promettenti – continua l’attuale presidente dell’ Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (Inrim) – Basta con i finanziamenti a pioggia, dobbiamo puntare sulla valutazione, che deve essere il braccio armato della ricerca”.
A proposito dell’importanza di dare spazio ai giovani, il commento di Inguscio sulla situazione universitaria italiana che ha il corpo docente tra i più “vecchi” al mondo: “Riporteremo anzitutto il Cnr a interagire con l’Università – afferma Inguscio – Paghiamo il fatto di non avere avuto una strategia. Abbiamo lasciato che tutto si accumulasse per spontaneismo. Per lo svecchiamento, bisogna avere il coraggio di fare delle scelte impopolari: ai miei tempi, se uno era bravo e fortunato, dopo uno, due anni otteneva un incarico universitario e tra i 30 e i 40 anni diventava professore universitario, il che significava anche vantaggi in termini di mobilità. Bisogna avere il coraggio di ripartire da zero e ricordare che la politica di reclutamento coincide con la politica della ricerca”.
Sulla fuga dei cervelli all’estero e la poca attrattività del nostro Paese per gli scienziati esteri, Inguscio ammette: “Occorre creare le condizioni perché l’Italia sia un Paese che attrae le eccellenze della ricerca. Italiane o straniere che siano”.
Infine una battuta sul rapporto tra scienze e divulgazione, tra ricercatori e opinione pubblica: “In Italia si ha paura della scienza. Il mestiere del ricercatore è quello di operare con estrema serietà ma anche di mantenere un contatto, di dare un feedback all’opinione pubblica“.
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