Ndrangheta e disoccupazione, la Calabria nelle preghiere del Papa

La Calabria è al top della classifica delle regioni con più disoccupati in Italia.

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Il tasso, secondo UnionCamere, è pari al 20,6% – un dato che ha sconcertato anche Papa Benedetto XVI, che si è detto dispiaciuto per la situazione dei giovani calabresi.

“E’ un problema che preoccupa molto il Papa che, tuttavia, ha messo in evidenza che ad una fede profonda corrisponde una rinascita in tutti i settori, quindi, anche in quello lavorativo”, ha detto monsignor Luigi Antonio Canfora, vescovo di Lamezia Terme, a Radio Vaticana.

“Noi gli abbiamo parlato delle importanti risorse che la Calabria offre, sia per quanto riguarda la religione popolare, sia per il senso d’accoglienza. Ma abbiamo posto anche il problema della mafia”.
Quello della ndrangheta è un cancro che ha divorato la Calabria per poi allungarsi sulle altre regioni. Come affermato da uno studio di Transcrime dell’Università Cattolica di Milano, infatti, la criminalità calabrese fa solo il 23% dei profitti nella regione d’origine e si distingue per aver scelto di colonizzare il resto d’Italia, muovendosi in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Liguria.

Mentre la ndrangheta ha spostato i suoi interessi economici nel nord-ovest del Paese, i giovani rimasti nella loro terra continuano a soffrire una crisi sempre più violenta e a soffrire l’impossibilità di agire, causata da una percentuale sempre crescente di estorsioni ed usura.

A ndrangheta e corruzione, però, il Papa ha suggerito di rispondere con il Vangelo, “perché la fede possa essere lievito e fermento di una nuova generazione di cristiani, capaci di dare una spinta a questa società”. E ha aggiunto: “Siamo chiamati a non dormire con la nostra fede, perché attraverso essa possiamo realmente trovare i motivi affinché ci sia una rinascita della nostra Chiesa calabrese e del nostro popolo”.

Intanto, però, la disoccupazione rovescia lo stivale e Calabria, Sicilia e Campania, svettano in testa alla classifica, senza che i giovani disoccupati non hanno più “santi a cui votarsi”.

A.Z.

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