Il Louvre ci batte tutti. Il Museo Archeologico di Marianopoli, in Sicilia, conta 2 visitatori la settimana, per un totale di 8 al mese. Quello archeologico di Ragusa, poi, vanta 1,4 visitatori in media al giorno. Peccato che le spese di manutenzione si aggirino intorno ai 300mila euro per pagare i custodi e sopperire alle varie impellenze.
È questa la tragica situazione dei musei italiani. Proprio la penisola, patrimonio della cultura, diventa paradosso emblematico di un paese allo sbando dal punto di vista dell’organizzazione territoriale: entrate gratuite per buona parte dei visitatori, regole disomogenee da regione a regione, bilanci in rosso, personale impreparato, manutenzione scarsissima.
Non è un caso se tutte le biglietteria statali italiane messe insieme fanno introiti meno del solo Louvre. E per un bel 25 %. “Sia chiaro. L’obiettivo principale dei musei non è quello di fare soldi” – scrive Gian Antonio Stella sul Corriere. Ma il problema resta. Soprattutto tenendo presente che l’Italia vanta la percentuale maggiore al mondo per quanto riguarda il patrimonio artistico culturale presente sul territorio.
Non basta risollevare le sorti di caffetterie, Bookshop, parcheggi, merchandising: è l’intero sistema ad essere andato in blacl out. E, mai come questa volta, non ci sono differenze tra Nord e Sud.
In alcuni casi il Ministero e le regioni stesse sono in difficoltà nella comunicazione e nel calcolo dei dati. E quelli che escono fuori, il più delle volte, sono allarmanti.
RN