I critici della cancel culture fondano un’università

Si chiama The University of Austin e vuole accogliere “le streghe che si rifiutano di bruciare al rogo”, ha scritto la stessa Weiss su Twitter. Darà lavoro a professori “cancellati” come la filosofa Kathleen Stock, il geofisico Dorian Abbot e il filosofo Peter Boghossian

L’ex giornalista del New York Times, Bari Weiss, licenziata per aver espresso opinioni contro il fenomeno della cancel culture, ha annunciato la fondazione della University of Austin, un nuovo ateneo che descrive se stesso come “dedicato all’impavida ricerca della verità”.

L’annuncio è stato dato da un post scritto da Pano Kanelos, ex presidente del St. John’s College di Annapolis, in Maryland, che assumerà la carica di rettore del nuovo ateneo. “C’è un abisso tra le promesse e la realtà dell’istruzione superiore”, ha scritto Kanelos. “Il motto di Yale è “Lux et Veritas”, luce e verità. Harvard proclama: “Verità”. AI giovani uomini e alle giovani donne di Stanford viene detto ”Die Luft der Freiheit weht“, soffia il vento della libertà. Sono parole elevate. Ma in questi atenei di vertice, e in tantissimi altri, possiamo davvero dire che la ricerca della verità – un tempo l’obiettivo principale di un’università – rimane la più alta delle virtù?”

“Crediamo onestamente che i mezzi cruciali per raggiungere tale scopo – la libertà di indagine e un discorso civile – prevalgano, quando l’illiberalismo è diventato una caratteristica pervasiva della vita del campus?». Dopo aver passato in rassegna alcuni dati a suffragio di questa prospettiva – tra gli altri, quattro su cinque dottorandi americani sono disposti a discriminare gli studiosi di destra, secondo un rapporto del Center for the Study of Partisanship and Ideology, e quasi il 70% degli studenti è favorevole a segnalare un professore che dice qualcosa che gli studenti trovano offensivo, per un sondaggio del Challey Institute for Global Innovation  – il neo rettore spiega: “Pensavamo che una simile censura fosse possibile solo sotto regimi oppressivi in ​​terre lontane. Ma abbiamo scoperto che la paura può diventare endemica anche in una società libera”.

Da qui, l’idea di reagire con la fondazione di una nuova università. Anche perché, dice Kanelos, è inutile sperare nelle strutture esistenti: “Abbiamo smesso di aspettare che le università tradizionali si raddrizzino da sole”.

La squadra anti cancel culture

Della University of Austin fanno già parte lo storico Niall Ferguson, la già citata Bari Weiss, la biologa evoluzionista Heather Heying, il professore di scienze sociali Arthur Brooks, la filosofa Kathleen Stock, il giornalista ex columnist del New York Magazine Andrew Sullivan, il geofisico Dorian Abbot e il filosofo Peter Boghossian. Molti di questi personaggi – come Stock, Abbot e Boghossian – sono freschi protagonisti di allontanamenti obbligati dai loro posti di insegnamento superiore, per aver in vario grado manifestato opinioni critiche sgradite a diversi loro studenti (Stock sull’identità di genere, Abbot sulla affirmative action).

Ferguson ha commentato l’iniziativa con un op-ed pubblicato da Bloomberg: “Avendo insegnato in diversi atenei, tra cui Cambridge, Oxford, New York University e Harvard, sono giunto a dubitare che le università esistenti possano essere rapidamente curate dalle loro attuali patologie”, ha scritto lo storico. “Gran parte delle principali scoperte scientifiche del secolo scorso sono state realizzate da uomini e donne i cui lavori accademici hanno dato loro sicurezza economica e una comunità solidale in cui svolgere il loro lavoro al meglio. Le democrazie avrebbero resistito alle guerre mondiali e alla guerra fredda senza il contributo delle loro università?”.

Nella lettera fondativa della University of Austin, si legge che il gruppo dietro l’iniziativa è variegato, sia come provenienze che come posizionamento politico: “I nostri background ed esperienze sono diversi; le nostre opinioni politiche differiscono. Ciò che ci unisce è un comune sgomento per lo stato dell’accademia moderna e il riconoscere che non possiamo più aspettare la cavalleria. E quindi dobbiamo essere noi stessi la cavalleria”.

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