Abuso dei mezzi di disciplina e 15 giorni di reclusione. E’ questa la pena da pagare per la maestra palermitana troppo azzardata che avrebbe fatto scrivere ad un suo alunno “sono un deficiente” per 100 volte poiché aveva avuto un comportamento da bullo con un compagno di classe.
“Il bullismo – ha spiegato la Corte – non si può contrastare con metodi che finiscono per rafforzare il convincimento che i rapporti relazionali (scolastici o sociali) sono decisi dai rapporti di forza o di potere”.