Giuristi al lavoro per il referendum

referendum.jpgLa strada di un quesito referendario è piuttosto lunga e tortuosa: deve superare il sospirato quorum (50% + 1 degli aventi diritto al voto) e incassare la maggioranza dei voti espressi. Ma prima è necessario che passi indenne sotto la lente d’ingrandimento della Corte Costituzionale, che ne giudica l’ammissibilità o meno. Per quanto riguarda la legge Gelmini il Partito Democratico è convinto che il referendum rappresenti una via percorribile: l’elaborazione di quesiti su una materia così vasta come l’Istruzione – che tocca non solo gli aspetti dell’organizzazione e dell’ordinamento scolastico ma investe anche le questioni finanziarie – non rappresenterebbe un ostacolo insormontabile.
Il capitolo-referendum è stato affrontato oggi dal coordinamento, che ha ascoltato una relazione del professor Salvatore Vassallo, incaricato di svolgere un’istruttoria sulla materia. Il lavoro non è ancora stato concluso e necessita di ulteriori approfondimenti ma, come ha spiegato Giorgio Tonini, senatore del Pd e componente del coordinamento del partito, «la relazione ha messo in evidenza che ci sono i margini per elaborare i quesiti», in grado di superare il vaglio della Corte Costituzionale.

«Ci sono degli spazi interessanti per andare avanti e intervenire su aspetti non marginali della legge», ha precisato Tonini. Se ne tornerà a parlare nelle prossime riunioni. Intanto il coordinamento ha cercato di avvantaggiarsi cominciando a lavorare sugli aspetti organizzativi.
Secondo Veltroni e gli altri componenti dell’organismo, la consultazione «non dovrà essere di partito. Ossia – ha spiegato Tonini- non potrà essere il Pd a promuoverla ma un Comitato costituito appositamente. Composto anche da personalità politiche ma soprattutto da rappresentanti della società civile e del mondo dell’istruzione. Visto che come partito abbiamo sempre difeso e continuiamo a farlo l’autonomia della scuola e dell’università, non può essere il Pd a metterci il cappello sopra».

Manuel Massimo 

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