Le reti sociali online rappresentano un luogo di socializzazione e di condivisione amicale per la maggior parte degli adolescenti italiani. Riuniscono otto utenti su dieci nella fascia di età tra 15 e 16 anni, arrivando al 70% tra gli 11 e i 14 anni. Un nuovo ambiente da esplorare e conoscere alla stregua di un ambiente fisico. Per i più giovani il virtuale diventa così il luogo dove passare la maggior parte del tempo libero. Internet ha sostituito la vera navigazione, quella dei viaggi oltreconfine, e diventa lo spazio virtuale dove tutto può accadere e nel quale i genitori faticano a capire ed entrare.
Nasce dall’esigenza di comprendere il comportamento digitale dei propri figli, il sondaggio del Movimento genitori (Moige) e di Trendmicro, azienda leader nel settore informatico. In base ai risultati emersi dall’indagine è necessario attivare strategie di ”Family Control” e attività di formazione parallele per genitori e figli in ambito scolastico. La pubblicazione dell’indagine coincide con il Safer Internet Day 2011, la giornata europea dedicata alla sicurezza in rete, che promuove l’uso responsabile della tecnologia online e della telefonia mobile. It’s more than a game, it’s your life (è più di un gioco, è la tua vita) si legge sul sito “Insafe”, rete europea che fornisce strumenti e informazioni per incrementare la consapevolezza “digitale”.
I social media costituiscono la nuova frontiera della comunicazione ed è necessario attivare meccanismi “di difesa” per la privacy e l’influenza distorta che il mezzo o il suo cattivo uso potrebbe generare. Un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Haifa (Israele) evidenzia non solo i danni psicologici, ma anche quelli fisici, che potrebbero colpire i più giovani. Tra i maggiori rischi derivanti da un uso-abuso dei social network ci sarebbero l’anoressia e la bulimia. Maggiore è il tempo che “le giovani cybernaute” (anche online, il fenomeno è prettamente femminile) trascorrono sui social, più aumenta la possibilità dell’insorgenza di disordini alimentari. L’indugiare delle giovani su siti fashion rafforzerebbe infatti il loro senso distorto di percezione del proprio corpo, indotto dai modelli imperanti sia nel mondo analogico che digitale.