Gender gap all’Università: 19,6% i docenti ordinari di cui solo 35% donne

Nei soli atenei statali 67.253 ricercatori non svolgono l’insegnamento lasciando ai baroni anziani l’istruzione degli studenti

Negli atenei italiani i professori ordinari hanno in media quasi 60 anni e le donne che occupano i posti più importanti restano sempre meno degli uomini. Il nodo gender gap non si sciolgie all’Università. Non solo. Il sistema universitario è ancora basato su una piramide con pochi (19,6%) ordinari al vertice e tanti, troppi (47,9%) ricercatori alla base. Tra il personale amministrativo si registrano il 60% di donne, le ricercatrici sono il 47% mentre al vertice della piramide la percentuale femminile scende al 35%. La fotografia, scattata dal Ministero dell’Università, getta un’ombra sull’intero sistema.

Gender gap e l’accademia dei vecchi

Il primo dato che non manca di farsi notare è quello anagrafico. L’età media dei docenti degli atenei statali è pari a 52 anni: si va dai 58 anni dei professori ordinari, ai 52 anni dei professori associati fino ai 46 anni dei ricercatori. Includendo anche i titolari di assegni di ricerca, che in media hanno 34 anni, l’età media complessiva scende a 48 anni. La distribuzione per età e per qualifica evidenzia che la quasi totalità dei professori ordinari (92%) e poco meno dei 2/3 degli associati (63%) si collocano al di sopra dell’età media complessiva di tutto il personale docente e ricercatore (48 anni). Viceversa quasi tutti i titolari di assegni di ricerca (97%) e ben più della metà dei ricercatori (62%) hanno un’età pari o inferiore alla media. Nella classe di età fino a 30 anni sono presenti quasi esclusivamente i titolari di assegni di ricerca che contribuiscono a ridurre l’età media complessiva.

I ricercatori isolati dall’insegnamento che è ancora in mano ai baroni. Nell’anno accademico 2020/21 il personale docente e ricercatore dei soli atenei statali era di 67.253 unità: troviamo alla base coloro che svolgono esclusivamente o prevalentemente attività di ricerca (titolari di assegni di ricerca e ricercatori a tempo determinato e indeterminato) e nella posizione apicale i professori ordinari. In mezzo, gli associati (32%).

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