La riforma dell’università «non contiene alcun tipo di taglio». Lo ha assicurato il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini. «Il nostro impegno – ha detto – è non solo sul fronte della ricerca di risorse adeguate per il sistema universitario, ma soprattutto per una spesa più efficiente».
Quanto alla protesta dei ricercatori, la Gelmini ha osservato che la riforma consente loro di poter avere due contratti triennali «al termine di ciascuno dei quali ci sarà una valutazione e poi la possibilità di accedere all’abilitazione nazionale e quindi entrare in ruolo con una progressione di carriera e con uno scatto stipendiale nell’università o di lavorare all’interno della pubblica amministrazione o nelle aziende private. Credo che la riforma valorizzi il ruolo dei ricercatori e allinei l’Italia alle prassi europee».
Il ministro ha poi aggiunto che «una maggiore responsabilizzazione del ruolo del rettore e un numero limitato di mandati unitamente alla definizione dei compiti del cda , con la partecipazione anche di membri esterni e quindi il superamento dell’autoreferenzialità del cda stesso, siano elementi postivi. Cosi come lo è l’affermazione di un sistema di valutazione».
Ricordando che qualche giorno fa la Corte dei Conti ha dato il via libera all’Anvur (appunto l’Agenzia per la valutazione del sistema universitario), Maria Stella Gelmini ha affermato che si tratta di «un passaggio fondamentale per fare in modo che le risorse non siano più distribuite a pioggia, ma in base ai risultati raggiunti, alla qualità della didattica e della ricerca. Non più automatismi stipendiali dunque – ha concluso – ma aumenti di stipendio legati al merito e agli obiettivi raggiunti».
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