Fatta la legge, trovato l’inganno. Molte università, come testimoniato nelle scorse settimane, avevano fatto “orecchie da mercante” alle direttive del Miur che imponevano una maggiore trasparenza per quanto riguarda la selezione nei concorsi banditi dagli atenei. Si preannunciano tempi duri per i “furbetti delle cattedre”: «La legge va rispettata e faremo di tutto per evitare queste irregolarità. Abbiamo avvertito le università che non accetteremo comportamenti di questo genere e che li denunceremo».
Lo afferma con forza il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini in un’intervista pubblicata oggi sul quotidiano La Stampa in merito alla riforma sui concorsi universitari. «È inaccettabile – aggiunge il ministro riferendosi agli atenei che ‘aggirano’ la riforma – si tratta di una distorsione che va nella direzione opposta al merito che avevo impresso alla legge. Stiamo provvedendo studiando regolamenti e un emendamento esplicativo per porre fine a questa pratica che rappresenta il segnale peggiore che quest’università può dare».
Riguardo al proliferare in questi ultimi mesi di docenti gratis in quasi tutte le università italiane, il ministro aggiunge che «anche questa è una modalità che non convince. L’università verso cui vogliamo andare prevede solo professori ordinari. Vogliamo eliminare i contratti a termine, i docenti esterni e tutti i contratti e contrattini che oggi ruotano intorno agli atenei. Abbiamo previsto delle norme per il taglio dei corsi inutili e per la selezione del personale. Gli atenei ora sanno, ad esempio, che più contratti esterni hanno minori sono i finanziamenti che riceveranno. Ci sembra il miglior deterrente possibile».
«Quando si avvia una rivoluzione all’inizio è inevitabile che si crei qualche difficoltà, qualche problema di assestamento, ma il risultato più importante – continua il ministro – è aver posto in primo piano la cultura del merito, la lotta alle rendite di posizione e a certi modi di fare che stavano distruggendo l’università italiana. Con il passare del tempo la riforma avrà il modo di far valere in pieno i suoi effetti sulla qualità degli atenei, dei loro corsi e degli studenti che vi studiano».
Manuel Massimo