Funzionerà la scuola 2.0? Il governo e la rivoluzione estiva

Matteo Renzi l’ha definita “la madre di tutte le battaglie”. Insomma, la scuola resta una delle priorità del governo. E dopo gli interventi sull’edilizia scolastica (che per il momento hanno sbloccato 784 milioni dei 3,5 miliardi promessi) è arrivato il momento di parlare anche d’altro.

Insegnanti, programmi e autonomia: questi i titoli in ballo per il confronto sull’istruzione, che saranno al centro del pacchetto di misure di cui da mesi gruppi di lavoro ad hoc istituiti al ministero dell’Istruzione si sono occupati.

L’ultima parola, però, spetta al premier, prima di tradurre le proposte in provvedimenti legislativi: un decreto legge entro l’estate e una legge delega.

La settimana scorsa il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi aveva in effetti anticipato alcune delle misure in cantiere, con diverse polemiche già ad alimentare la questione, a cominciare dall’impegno di 36 ore settimanali per gli insegnanti. “Non ho mai detto che i docenti passeranno da 18 ore di cattedra a 36 ore, si tratta solo di differenziare i carichi di lavoro nell’ambito degli orari previsti e che già oggi molti fanno”, ha precisato il sottosegretario all’Istruzione.

Ma nella bozza di proposta del MIUR c’è altro: scuole aperte dalle 7 alle 22, 11 mesi su 12, abilitazione all’insegnamento conseguita direttamente durante il percorso universitario, bonus fiscale per ogni investimento privato nella scuola, più spazio all’alternanza scuola lavoro (come accade nel sistema tedesco). L’obiettivo rimane il miglioramento del progetto educativo di cui “i destinatari sono i ragazzi” – sottolinea Reggi, confermando l’idea di “portare la consultazione nei territori” aprendo il confronto con gli insegnanti, il personale Ata, con i dirigenti, i sindacati e gli enti locali.

I sindacalisti, dal canto loro, restano in allarme. “Se il MIUR intende spremere ulteriormente gli insegnanti noi ci opporremo fermamente invitando la categoria a scendere in piazza” – commentano da Gilda e UNICOBAS. “Fino ad ora non abbiamo visto da parte del governo reale discontinuità. Il superamento del precariato è sparito dal dibattito politico e dagli impegni di Renzi”- ha concluso Mimmo Panteleo. Insomma, la partita è ancora tutta da giocare.

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