Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) alle Università: il Miur stanzia 6,9 miliardi

Contributi statali alle università ancora fermi – Il Miur ha inviato il decreto contenete la ripartizione del Fondo di Finanziamento ordinario (FFO) per il 2016: 6,921 miliardi di euro da distribuire alle 85 università pubbliche e private, in leggerissimo calo (2 milioni di euro) rispetto al 2015. Ma le associazioni studentesche rilanciano: “Dal 2009, il FFO è calato di 800 milioni”.

Il decreto con i criteri di ripartizione è stato inviato alla Conferenza dei Rettori (CRUI), al Consiglio Universitario Nazionale (CUN), al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) e all’Agenzia di valutazione del sistema universitario (ANVUR) per il previsto parere.

Rispetto al 2015, aumentano gli stanziamenti – da 122,9 milioni a oltre 135 – per i dottorati e le borse post lauream. In particolare, il 60% del budget dovrà essere utilizzato dagli atenei nel rispetto delle priorità del PNR. Così come, sempre in linea con il PNR, il 10% dei 59 milioni del Fondo Giovani dovrà servire ad incentivare la mobilità internazionale dei dottorandi. Sono confermati i 5 milioni per il bando Montalcini, destinato al rientro di studiosi dall’estero. Viene poi rinnovato un significativo cofinanziamento (10 milioni di euro) per chiamate dirette, nuovi ricercatori di tipo B e incentivi alla mobilità dei docenti.

Insieme al decreto sul Fondo 2016 il Ministro Stefania Giannini ha inviato per i pareri di rito anche la nuova Programmazione triennale del sistema universitario – con le linee di indirizzo per il triennio 2016-2018 – che contiene tre importanti novità. La prima: dal 2017 il 20% della quota premiale del Fondo per le università sarà ripartito in base a indicatori scelti dagli stessi atenei tra quelli forniti dal Miur, in modo che ciascuno di essi possa scommettere sulle proprie strategie di sviluppo.

La seconda: nel decreto sulla Programmazione triennale si rafforzano e si semplificano le possibilità di reclutamento dei vincitori di programmi ERC, che potranno essere chiamati dalle università sia come ricercatori che come professori universitari.

La terza: agli atenei viene concessa finalmente una maggiore flessibilità nella costruzione dei percorsi di laurea, dando loro la possibilità di rendere i corsi più innovativi e vicini al mondo del lavoro.

“La valorizzazione dell’autonomia degli atenei, la maggiore flessibilità e la semplificazione della progettazione didattica, gli incentivi per la mobilità del personale e la promozione della ricerca sono al centro del piano di sviluppo delle università per il prossimo triennio. Piano che recepisce immediatamente, così come il decreto di ripartizione dei fondi statali agli atenei, gli obiettivi e le strategie del Programma Nazionale per la Ricerca che abbiamo presentato lunedì scorso”, sottolinea il Ministro Stefania Giannini. “Stiamo dando al sistema accademico strumenti innovativi per essere più competitivo e per rispondere meglio alle esigenze di chi studia”.

Per quanto riguarda la programmazione triennale, ovvero le Linee di sviluppo che consentono agli atenei di adottare un loro piano strategico sulla base degli obiettivi di sistema previsti per i prossimi tre anni, fra le priorità, il miglioramento dei risultati conseguiti nella programmazione 2013-2015 su azioni come l’orientamento in ingresso e in itinere degli studenti e l’internazionalizzazione dell’offerta formativa. Ma anche la modernizzazione degli ambienti di studio e ricerca e l’innovazione delle metodologie didattiche.

Altra novità è la combinazione tra specializzazione dell’ateneo e quota premiale del Fondo Ordinario. Ciascuna università potrà farsi valutare in relazione alla propria strategia di sviluppo: a partire dal 2017 il 20% della quota premiale dell’FFO verrà ripartita sulla base di indicatori individuati dalle stesse università, da scegliere in un paniere proposto dal Ministero che include indicatori per la ricerca, la didattica e l’internazionalizzazione. A ciascun ateneo sarà richiesto, entro la fine del 2016, di identificare i propri indicatori. Gli atenei saranno poi misurati sia sui risultati acquisiti in ciascun ambito strategico, sia sui miglioramenti ottenuti con cadenza annuale.

Infine, per rafforzare la dimensione internazionale dell’offerta, l’occupabilità degli studenti e la sperimentazione didattica, il decreto rende più flessibile l’organizzazione dell’offerta formativa consentendo alle Università di caratterizzare maggiormente i percorsi di studio.

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