Per contrastare l’avanzata della varinte Omicron negli atenei il governo ha varato le disposizioni anche per le università: “dal 1° febbraio 2022, l’obbligo vaccinale al personale delle università e delle istituzione di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM)“. Non solo. Tra le disposizioni della ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, votate nel consiglio dei ministri del 5 gennaio veniva lasciata autonomia ai singoli atenei riguardo la gestione delle restrizioni: “il ministero ha previsto che, in via del tutto eccezionale e laddove non sia possibile garantire la presenza, le università potranno prevedere lo svolgimento con modalità a distanza delle prove, delle sedute di laurea e degli esami di profitto programmati per la sessione di gennaio e di febbraio“. Gli atenei hanno scelto una linea d’azione non omogenea per quanto riguarda esami e sessioni di laurea, mentre per il controllo del personale dal primo febbraio la risposta è univoca: “Saranno applicate le disposizioni previste dalla normativa”.
Università di Bologna, modalità di esame la sceglie il docente
“L’11 gennaio abbiamo ricevuto comunicazione da parte dell’università di Bologna che gli esami sarebbero stati disposti prioritariamente in presenza, mentre la didattica del secondo semestre avrebbe mantenuto la forma mista attuale, con prenotazioni”, afferma la rappresentate dell’Unione degli universitari dell’Alma Mater, Deepika Salhan. “La scelta della modalità d’esame, però, rimane nelle mani del docente, quindi fino ad ora sono state fatte prevalentemente online. Si può chiedere di fare l’esame a distanza solo per alcune categorie: fragili, positivi, in quarantena per contatti con positivi, fuorisede e studenti erasmus/internazionali”. Tutte queste categorie devono presentare un’autocertificazione. Quindi non vi è un reale controllo, se non per quanto riguarda i fuorisede.
“Tutti gli esami di laurea saranno aperti a ospiti del laureando o della laureanda, in un numero indicato dai Dipartimenti sulla base delle loro esigenze logistiche e organizzative, ma in ogni caso non inferiore a 3″, recitano le disposizioni dell’ateneo bolognese per quanto riguarda le sessioni di laurea. “Noi come udu ci siamo battuti per il poco preavviso della scelta e nel mezzo della sessione – afferma Salhan -. Soprattutto riguardo le autocertificazioni ma ancora non si sa nulla riguardo alla verifica, mancano delle linee guida per il momento”. Mentre i controlli all’interno delle strutture dell”università, come anche le biblioteche che rimangono un servizio attivo ma a distanza, vengono per lo più fatte da altri studenti che lavorano con le famose 150 ore.
Sapienza, modalità mista ma prevale l’esame in presenza per gli scritti
“In Sapienza, al di là dei docenti fragili che fanno gli esami direttamente a distanza, si è attivata la doppia modalità come nelle lezioni. Solo sugli scritti si sta andando prevalentemente verso la modalità in presenza, convertendoli in orali a da remoto dove possibile”. Così Giacomo Abbate, rappresentante degli studenti nell’ateneo più grande d’Europa. Anche qui le categorie degli esenti dalla presenza sono fragili, sia chi ha il vaccino e chi no, studenti che vivono con parenti fragili, positivi, in quarantena da contatto stretto, fuorisede, pendolari ed erasmus. Bisogna presentare sempre un’autocertificazione mentre per l’esame in presenza basta il green pass base. Di fatto non ci sono chiare linee guida sugli isolamenti in un ipotetico contagio nelle classi.
“Come in ogni ateneo italiano la verifica del green pass agli studenti viene fatto a campione, da personale e docenti, ma nei fatti non viene molto controllato – afferma Abbate – che ricorda però come gli ingressi della città universitaria sia controllati costantemente e bisogna avere un motivo scritto per entrare se non si è studenti o personale”. Dalla Sapienza fanno sapere che dal primo febbraio i controlli per l’obbligo vaccinale verranno fatti su tutto il personale in ingresso e chi non si adeguerà ne risponderà “come previsto dalla legge”. Il rischio è di essere sospesi senza stipendio, ma senza che vi siano conseguenze disciplinari o il rischio di perdere il posto di lavoro.
Statale di Milano, Bicocca, Politecnico di Milano e Bocconi
“L’applicazione delle regole con il green pass dal 1 febbraio sarà comunque rigorosa così com’è stata fino ad oggi. Per la Statale posso dire che a oggi non mi è stato sottoposto nessun caso di docente no vax che rischia delle sanzioni”. Ad affermarlo è il rettore dell’Università Statale di Milano, Elio Franzini. “Tutti gli atenei lombardi raccomandando fortemente l’uso delle mascherine Ffp2 per studenti, docenti e personale; oltre a questo viene chiesto di porre la massima attenzione al distanziamento durante lo svolgimento delle prove scritte in presenza“. Gli atenei, però, si muovono in ordine sparso e forse l’unico principio condiviso come dice il rettore è “maggiore flessibilità se la curva dosse peggiorare”.
“L’unico ateneo lombardo che ha dato regole chiare è stata un’università privata, la Bocconi, con isolamento se ci sono due positivi in aula – afferma Niccolò Piras, rappresentante degli studenti alla Statale di Milano -. Il più aperto alla presenza è il Politecnico di Milano, dove gli esami si fanno tutti in presenza, può essere chiesta la distanza solo per gli orali e solo in caso di quarantena, fragili o positivi”.
Benché gli esami si starebbero facendo senza grandi problemi, questi tornano a farsi sentire per quanto riguarda le già poche lezioni riattivate per il 2022. “In Statale siamo sempre ai soliti problemi, con docenti reticenti allo streaming perché non supportati adeguatamente sulla gestione tenica. Il problema più in generale – sottolinea Piras – è la totale assenza di linee guida su cosa debbono fare gli atenei se c’è un positivo o più di uno in classe. Abbiamo denunciato in una lettera alla Regione questa problematica: attualmente i positivi in università non vengono trattati“. Il 26 gennaio è previsto un tavolo che verterà sulla discussione di mantenere la modalità mista anche per il mese di febbraio.
Università di Firenze, sessioni di laurea a distanza fino al 30 gennaio
“L’Ateneo fiorentino ha rivisto l’organizzazione della sessione invernale degli esami di profitto e sta valutando, inoltre, di portare delle modifiche alle modalità degli esami di laurea. Le linee guida già approvate prima di Natale dal Senato Accademico e dal Consiglio di Amministrazione sono state rese più flessibili per recepire le raccomandazioni della nota ministeriale”, afferma in una nota l’Università di Firenze, che di fatto lascia la scelta ai docenti. A differenza di altri atenei il controllo a campione del green pass viene fatto dopo la prenotazione online: “Viene scelto a sorteggio un numero di studenti che deve fornire i dati del green pass – afferma il senatore accademico Jacopo Terralavoro – nel rispettodella privacy perché i dati non vengono in alcun modo immagazzinati”.
La sessione invernale rimane in doppia modalità anche per febbraio. Mentre per le sessioni di laurea, che si sono svolte nella prima settimana di gennaio in presenza, sono state modificate con un decreto della rettrice Alessandra Petrucci: saranno a distanza fino al 30 gennaio. “Noi avremmo voluto la presenza almeno mista, perché gli studenti universitari sono tutti vaccinati, non capiamo questa decisione perché se questa regola vale per gli esami, soprattutto quando nella prima settimana di gennaio sono state fatte in presenza”, afferma Terralavoro.
Chiapparino (CNSU): “Il ministero sul controllo del green pass non ha accolto le richieste degli studenti”
Luigi Leone Chiapparino, presidente Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, denuncia la “miopia del Ministero sulle nostre proposte riguardo a regole comuni a tutti gli atenei sul sistema di controllo del green pass al momento delle prenotazioni, una modalità più sicura del controllo a campione che raramente viene fatto”. Il MUR ha preferito non esprimersi in merito lasciando spazio all’autonomia universitaria. “Non ci sarebbe stato neanche il problema della privacy – continua Chiapparino – perché semplicemente sarebbe bastato inserire un’estensione nei sistemi di prenotazione telematici che prevedesse il controllo momentaneo del certificato verde senza che venisse immagazzinato alcun dato sensibile. Attualmente sono solo due gli atenei che hanno inserito questa modalità”.
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