“Era meglio restare all’Estero”: flop del programma per favorire il “rientro dei cervelli”

Riportati in Italia grazie alla promessa di contratti rinnovabili, agevolazioni fiscali e la possibilità di diventare professori associati, ventitré ricercatori denunciano il fallimento del programma del Ministero: li aspetta un futuro da precari senza garanzie

All’epoca fu dato l’annuncio in pompa magna: l’Italia riporta a casa i migliori cervelli fuggiti all’estero. Era il 2009 e l’allora ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini aveva lanciato il programma intitolato al premio Nobel Rita Levi Montalcini per favorire il rientro in Italia dei ricercatori che erano andati all’estero, grazie ad agevolazioni fiscali, contratti di lavoro rinnovabili e la possibilità di usufruire di un canale privilegiato per un posto a tempo indeterminato di professore associato, secondo quando stabilito dalla Legge Moratti del 2005.

Tre anni dopo il risultato è un boomerang che colpisce in faccia chi ha lasciato posti sicuri e condizioni di lavoro stabili in America, all’Unione Europea, in Svizzera. Ventitré di quei ricercatori hanno scritto una lettera, riportata dal quotidiano La Repubblica, per denunciare la situazione incerta che hanno trovato in Italia, a due anni del loro ritorno. Le successive disposizioni, lasciate in eredità dalla Gelmini al governo Monti, cambiano le carte in tavola: il bando della seconda tornata del programma cambia nome e diventa “reclutazione di giovani ricercatori a tempo determinato“, il contratto non è più rinnovabile e per diventare associato bisognerà superare l’abilitazione scientifica.

“Hanno cambiato le carte in tavola e ora non siamo più sicuri di nulla – dicono i ricercatori, tornati in Italia tra il 2010 e il 2011 – In linea con il principio generale di non retroattività della legge e con le esigenze di tutela del nostro legittimo affidamento sui termini del nostro ‘patto’ con lo Stato italiano e sulla nostra normativa di riferimento, l’Art. 1, co. 9, legge 230/2005, ancora in vigore, noi vorremmo assicurata la possibilità giuridica del rinnovo per un secondo triennio come previsto dai termini del nostro bando, e che questo conservi la natura di rientro dei cervelli”.

Chiara Cecchini

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