Energia, anche gli atenei pagheranno bollette astronomiche: in arrivo una stangata da 500 milioni di euro

Aumenta la spesa di elettricità e gas anche per le università italiane che, rispetto al 2021, raddoppierà avvicinandosi alla cifra record di mezzo miliardo di euro (l’anno scorso era meno della metà).

Ci sono anche le università tra gli enti stritolati dall’aumento vertiginoso dell’energia. Nel 2022 la quota che gli atenei dovranno sborsare per far fronte alle bollette di elettricità e gas potrebbe raggiungere e superare i 500 milioni di euro, una cifra a dir poco astronomica e che sarebbe esattamente il doppio di quanto speso, per esempio, nel 2021. La stima è stata messa nero su bianco in un documento del Tavolo tecnico per lo studio di proposte in tema di risparmio energetico destinate alle istituzioni della formazione superiore e agli enti di ricerca, anticipato oggi dal Sole 24 Ore.

Il documento si basa su dati che le stesse università hanno fornito al Tavolo istituito dalla ministra Cristina Messa lo scorso marzo e presieduto da Stefano Paleari e che avevano anche l’obiettivo di fotografare le abitudini degli atenei italiani riguardo alle spese e alla produzione di energia. L’elemento più rilevante è che già nel 2019 le università (se si escludono i costi di gestione del personale) spendevano per l’energia il 48% della loro quota del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) assegnato dal Governo. Una quota destinata sicuramente a salire con gli aumenti del prezzo dell’energia e che per questo potrebbe mandare seriamente in tilt il sistema di finanziamento.

Per quanto riguarda l’autoproduzione di energia, al momento gli atenei italiani sono fermi al palo: solo il 2% del fabbisogno nel 2021, una percentuale che però secondo la roadmap pensata dal Ministero potrebbe salire al 5% nel 2025 e al 10% nel 2030 mentre quella di elettricità potrebbe arrivare, secondo la stessa scansione temporale, prima al 10 e poi al 20 per cento.

La strada quindi per cercare di puntare sul risparmio energetico sembra essere in salita ma le idee non mancano. “Il volano possono essere gli investimenti del Pnrr per l’edilizia universitaria oppure l’inserimento delle università nei programmi che già ci sono, a cominciare dalle comunità energetiche” ha detto Stefano Paleari sempre al Sole 24 Ore, anche se serve un serio cambio di passo delle abitudini energivore delle università. Dal report del Tavolo tecnico emerge come ci siano degli atenei che tengono l’aria condizionata accesa per 90 giorni e altre che si trovano alla stessa latitudine ma lo fanno per 120 giorni. Stesso discorso per i termosifoni che, a parità di condizioni climatiche, in alcune strutture funzionano per 10 ore al giorno e in altri per 12. Disparità che dovranno essere risolte al più presto.

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