Diffamazione, testo al senato. Jacopino: “una pistola alla nuca”

Eliminato il carcere, inasprite le multe. Il disegno di legge sulla diffamazione mantiene la linea dura contro i giornali e i giornalisti responsabili del reato di diffamazione a mezzo stampa. “Una pistola alla nuca” è il commento del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Jacopino, che ha annunciato il ricorso alla Corte di Strasburgo nel caso in cui il ddl venisse approvato in via definitiva. Il mondo dell’informazione è in rivolta contro una riforma che sembra voler mettere un bavaglio alla stampa e allungare il controllo anche al web.

Eliminato il carcere, inasprite le multe. Il disegno di legge sulla diffamazione mantiene la linea dura contro i giornali e i giornalisti responsabili del reato di diffamazione a mezzo stampa. “Una pistola alla nuca” è il commento del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Jacopino, che ha annunciato il ricorso alla Corte di Strasburgo nel caso in cui il ddl venisse approvato in via definitiva. Il mondo dell’informazione è in rivolta contro una riforma che sembra voler mettere un bavaglio alla stampa e allungare il controllo anche al web.

Dopo l’approvazione alla commissione Giustizia del Senato, il testo è passato al vaglio delle Aule, domani (giovedì) il voto decisivo. Un iter rapido per consentire ad Alessandro Sallusti di evitare il carcere, dopo la condanna a 14 mesi per un articolo pubblicato nel 2007 sulle pagine di “Libero”, e per riformare una legge ormai obsoleta.

La novità più importante è l’annullamento della pena detentiva, sostituita però da un notevole inasprimento delle multe: da 5mila a 100mila euro in base alla gravità dell’offesa e della diffusione dello stampato. Pena raddoppiata (fino a 200mila euro) se il colpevole è stato condannato per un reato simile nei due anni precedenti e solo attenuate se è stata pubblicata la rettifica. L’omessa pubblicazione della smentita inviata dall’interessato può comportare l’intervento del giudice e multe da 15mila a 25mila euro. Trentamila euro è la soglia minima del risarcimento danni riconosciuto alla persona offesa.

Previste anche pene accessorie, come l’interdizione dalla professione da uno a sei mesi. Se il giornalista reitera il reato nei due anni successivi, l’interdizione va sei mesi a un anno e in caso di nuova condanna si può arrivare anche a tre anni. I giornali condannati possono incorrere al congelamento dei contributi pubblici.

Spuntano nuove restrizioni per il web: il diritto/dovere alla rettifica viene esteso alle testate online, entro due giorni dalla richiesta, e anche la rete deve rispettare il principio alla base diritto all’oblio. Infatti l’interessato può chiedere a siti web, blog e motori di ricerca di cancellare il contenuto diffamatorio o i dati personali e, in caso di inottemperanza, può rivolgersi al giudice che può ordinarne la rimozione. Se anche l’intervento giudiziario non basta, sono introdotte pene da 5mila a 100mila euro. Nota positiva è il ritiro dell’emendamento “anti-Gabanelli”, presentato dal senatore Pdl Giacomo Caliendo, che toglieva al giornalista la copertura economica dell’azienda.

Valentina Bicchairelli

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