Dal liceo classico ad Ingegneria ambientale: il salto quasi impossibile di Nicole. “Il primo anno è il più tosto”

Nicole Uyttewaal, studentessa di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio all’Università degli studi di Pavia ci racconta la sua esperienza per la laurea in Ingegneria Ambientale.

Nicole, quando hai scelto di studiare questo corso di laurea e quali sono le motivazioni che hanno guidato la tua scelta?

Non sono una di quelle persone che finite le scuole superiori aveva già un’idea chiara di quello che avrebbe voluto fare nella sua vita. Appena preso il diploma di liceo classico ho iniziato a pensare che era ora di decidere che fare ed ero indecisa tra la facoltà di Chimica e la facoltà di Ingegneria Ambientale ma ho scelto in base alla prospettiva di un lavoro futuro in cui potevo avere più varietà di sbocchi professionali. Inoltre io e la mia famiglia abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo in più sul tema “clima” e pensare di poter studiare per essere una persona che un domani potrebbe cambiare qualcosa significherebbe esaudire un mio desiderio. 

Durante il tuo percorso hai trovato materie di studio che non avevi valutato al momento dell’iscrizione?

Da offerta accademica sapevo già le materie che avrei dovuto affrontare nel corso dei vari anni di studi. Ciò nonostante le materie del primo anno, che sono le più “toste” e soprattutto quelle meno interessanti perché non sono di indirizzo, mi hanno dato un po’ più problemi: un po’ perché venendo dal liceo classico ho dovuto completamente cambiare il mio metodo di studio e un po’ perché l’organizzazione delle lezioni non era delle migliori. Ma alla fine, anche se con più impegno di quello che pensavo di doverci mettere, ce l’ho fatta! Il primo anno è uno scoglio importante ma una volta superato gli anni successivi diventano una bella discesa perché le materie diventano interessanti e anche i famosi “esami mattoni” non saranno così traumatici.

Quali competenze avrai acquisito al termine del corso?

Al termine dei miei studi di laurea triennale purtroppo non posso dire di aver acquisito molte competenze in quanto gli studi fatti sono stati per lo più teorici ma come infarinatura iniziale sono più che sufficienti.  Ora che sto facendo la magistrale mi trovo in ogni materia a svolgere dei progetti quindi sono già più inserita in un’ottica del mondo del lavoro, spesso ci viene data la possibilità di lavorare in gruppo come accade anche fuori dall’università, oppure di poter cercare articoli di nostro interesse e poi fare domande ai professori internazionali che li hanno pubblicati per arricchire il nostro background di nozioni. Inoltre il tirocinio alla magistrale diventa obbligatorio e questo fa davvero prendere le misure su come potrebbe essere la nostra vita lavorativa una volta concluso il nostro percorso di studi.

Ti sei già indirizzata verso un ambito occupazionale o figura di lavoro specifici? Che lavoro farai?

Io ho scelto di proseguire i miei studi di Ingegneria Ambientale specializzandomi in un curriculum di Energie Rinnovabili, non so quale lavoro farò un domani ma sono sicura che sarà un lavoro in continuo cambiamento che richiederà grande sforzo perché in un settore che è solo all’inizio. Se sarà necessario credo che mi trasferirò all’estero senza problemi visto che purtroppo in Italia siamo un po’ più indietro di altri paesi europei nel campo ambientale e delle energie rinnovabili.

Consiglieresti questo percorso a un diplomando/a? Illustraci il perché sia in caso di risposta positiva o negativa.

Consiglio molto questo percorso di studi ai ragazzi che a settembre dovranno scegliere un’Università, l’unico consiglio che mi sento di dare in più è quello di controllare la classifica a livello nazionale dello specifico corso di laurea che state per intraprendere nei vari dipartimenti universitari italiani. Per il campo dell’ingegneria ambientale è importantissimo perché in questa classifica vengono considerati i professori e la loro preparazione, l’organizzazione dell’ateneo per quello specifico corso di laurea e i numeri di persone che dopo la laurea hanno trovato da lavorare. Ad esempio l’Università degli Studi di Pavia è una tra le migliori e ho la possibilità di conoscere e fare lezione con professori che sono famosi in tutto il mondo, che hanno trovato soluzioni a nuovi teoremi, che hanno scritto libri con importanti collaborazioni straniere o che hanno vinto numerosi premi.

Una parola, un’immagine che riassume il tuo percorso di studi?

Crescita. Questo percorso di studi mi ha portato ad una crescita personale, mi ha dato la possibilità di superare alcuni miei limiti e di conoscere aspetti importantissimi della vita che tutti noi viviamo ogni giorno ma potendo capire le conseguenze del come noi viviamo la nostra vita. Mi ha permesso di poter vedere con un occhio più critico quello che mi accade attorno ma dandomi anche la possibilità di poter cercare soluzioni per cambiare.

Conosci le prospettive occupazionali del tuo campo? Quali sono?

L’ingegnere Ambientale può svolgere diversi ruoli nel mondo del lavoro ma io ho scelto di specializzarmi di più sullo studio delle energie rinnovabili. Gli sbocchi più specifici di questa nicchia dell’ingegnere ambientale riguardano: la pianificazione energetica territoriale, la progettazione o realizzazione di impianti elettrici con tecnologie rinnovabili, la progettazione e realizzazione di veicoli ad impatto ridotto per l’ambiente, ruoli che ricoprono figure nell’ambito della ricerca per nuove tecnologie volte alla produzione di energia rinnovabile, figure professionali che possano ricoprire ruoli tecnici in campo legislativo sia per operare a livello nazionale che europeo e tante altre figure che nemmeno io conosco perché come ho detto prima è un campo tutto nuovo e per stare al passo con l’Unione Europea dobbiamo puntare molto su questo settore.

Mariella Bologna

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